Uscire da questa società senza lasciarla in paceL’attaccamento a forme di organizzazione sterili come a abitudini ideologiche non sono le uniche cose da abbandonare. È sconsolante constatare come la sottomissione alla voce d’ordine della dominazione si estenda sempre più lontano. Di discussione in discussione, mi rendo spesso conto che i militanti giustificano le loro concessioni grazie ai fantasmi, alle fobie e a un miserabilismo scoraggiante. In questo modo, la paura della disoccupazione e della povertà economica ferma più di uno. Per questi, trovarsi senza lavoro è certamente la cosa peggiore che possa capitare. La conseguenza diretta di questa paura – in modo piuttosto paradossale – è una mancanza di fiducia in sé stessi e nei compagni, nonché l’abbandono puro e semplice della solidarietà più elementare. Non si concepiscono altri mezzi di sussistenza diversi da quelli del lavoro salariato esistente. E per peggiorare le cose, si tira fuori un argomento degno del Sicuro Cattolico: «A un uomo con moglie e tre figli non si può dire nulla se lavora in una fabbrica di armi, non può scegliere!». Questo l’ho sentito dire da un militante anarchico durante un incontro recente. Di questo passo, si arriverà a difendere molte cose che ci allontaneranno sempre più dalla realizzazione delle nostre aspirazioni.

Tuttavia, nel nostro combattimento quotidiano contro la dominazione, si possono esplorare altre strade. Unirsi per creare condizioni di vita alternative è una di queste. Si tratta di associarsi al fine di mettere in comune le esperienze per soddisfare i nostri veri bisogni. Tessere una rete che favorisca l’appropriazione da parte degli individui di conoscenze e saperi pratici (in agricoltura, artigianato, ecc.) può già essere una soluzione. Non si tratta di lasciarsi ingannare: non possiamo accettare di ricreare comunità isolate dal mondo né di finire nel business alternativo. Si tratta piuttosto di indagare e trasmettere tecniche adatte alla nostra concezione della vita. È evidente che queste esperienze devono avere un carattere esemplare. È necessario allo stesso tempo iniziare uscendo noi stessi da questa società invivibile e incitare gli altri a farlo mostrando che ciò è possibile.

Per questo ho detto prima che non è questione di abbandonare il terreno del mondo del lavoro salariato. Che gli uomini si raggruppino e arrivino a costituire tali esperienze può essere realizzato in parallelo con la lotta all’interno stesso della società, cioè all’interno delle aziende, dei luoghi dove si vive, ecc. Se riusciamo a fare in modo di poter coprire i nostri veri bisogni nel modo più autonomo possibile mentre portiamo avanti una lotta volta a minare le basi stesse su cui si fondano il lavoro salariato e il consumismo, si sarà fatto un grande passo. Per fare ciò, il prerequisito indispensabile è il dibattito. Perché possa avere luogo, abbiamo già visto cosa è più necessario fare. Tuttavia, questo dibattito è già iniziato. Ho potuto incontrare molte persone e mi sono scritto con altre. Insieme, riflettiamo sulle condizioni moderne che regolano le nostre vite. Prima di passare a uno stadio superiore che vedrebbe l’attuazione più ampia possibile (poiché esistono già persone che hanno uno stile di vita adeguato alla nostra visione del mondo) di alternative combattive, la riflessione si concentra quindi sulla società industriale, la tecno-scienza e la dominazione che subiamo.

Questo pensiero critico si è rivelato possibile solo dal momento in cui siamo stati capaci di superare i vecchi cliché progressisti in cui le avanguardie rivoluzionarie sguazzavano. Non mi vergogno a confessare che io stesso sono salito su un treno in corsa. Non è meno vero che questa critica rappresenta ai miei occhi il punto di appoggio a partire dal quale si può ridispiegare il movimento rivoluzionario… Perché un progetto come questo possa avere opportunità di dare frutto, l’abbandono di meschine preoccupazioni e sordide speranze (per riprendere le parole di Jaime Semprun nella sua ultima opera Apologia per l’insurrezione algerina – edizioni de l´Enciclopédie des Nuisances) che caratterizzano il cittadino-consumatore occidentale di base, diventa un imperativo.

Si tratta in primo luogo di diffondere il più ampiamente possibile tutte le considerazioni volte a combattere la dominazione tecnologica e industriale in una prospettiva rivoluzionaria. Questa è l’unica ragione di essere di questo bollettino.

Crediti
 Anonimo
 Uscire da questa Società senza Lasciarla in Pace
  Fonte: Gritasalvaje
 Pinterest •   • 




Quotes per Anonimo

La poesia moderna: poesia assoluta, poesia senza fede, poesia senza speranze, è la poesia che è rivolta a nessuno; una poesia fatta di parole che vanno composte tra di sé per affascinare, come se fosse dettato dal marketing per il suo uso e abuso compulsivo che lenisce il compito da assolvere per essere considerati integri e che garantiste a questo sistema che fa acque - reflue - da per tutto.
Non per questo non la si deve scrivere: si deve dare testimonianza della nostra fede che idolatra il nulla.

Non è il vento che fa volare i palloncini.
È quello che hanno dentro.
Come le persone.

Ciò che un insegnante scrive sulla lavagna della vita non potrà mai essere cancellato.

Sei ciò che grido, che voglio quando sto solo.

Il fotografo sempre dubita: quale angolo di ripresa scegliere, quale velocità scegliere, quale pellicola preferire, ma non deve esitare mai al momento di scattare... il risultato della fotografia dev'essere lo stesso della narrazione scritta.


Riferimenti