Nei miei parti letterari, l’esiguità del contenuto si accompagnava a un’assoluta dimenticanza delle convenienze. Una parte di essi, con gran gioia dei benpensanti, non vide mai la luce. Essi venivano ritagliati dalle riviste dalla forbice del censore, e servirono di pretesto per citarmi in giudizio per infrazione di due articoli del codice allo stesso tempo: per il tentativo di sovvertire l’ordine esistente e per pornografia. Il mio processo si sarebbe dovuto celebrare nel marzo del 1917, ma alla fine di febbraio il popolo si sollevò intervenendo in mio favore, dette alle fiamme l’atto di accusa, e insieme con esso l’edificio stesso del tribunale distrettuale.
A quel tempo Aleksej Maksimoviè abitava sulla prospettiva Kronverskij. Gli portavo tutto quello che scrivevo, e allora io scrivevo un racconto al giorno (più tardi mi avvenne di abbandonare un tale sistema, per andare a finire all’estremo opposto). Gorkij leggeva tutto, respingeva tutto ed esigeva che continuassi. Finalmente ci stancammo tutti e due, e un giorno Gorkij mi disse con la sua sorda voce di basso:
— È ormai assolutamente chiaro che voi, amico mio, non capite proprio niente, ma in molti casi tirate a indovinare… Sarà bene quindi che ve ne andiate un po’ fra la gente…
E il giorno seguente mi svegliai corrispondente di un giornale non ancora nato, con in tasca duecento rubli d’indennità di trasferta. Il giornale non vide mai la luce, ma l’indennità di trasferta mi fece comodo. La mia missione durò sette anni, percorsi tanta strada e fui testimone di tante lotte. Sette anni più tardi, quando mi rimandarono a casa, compii il secondo tentativo per pubblicare i miei racconti, e ricevetti da Gorkij il seguente biglietto: «Prego, si può cominciare…»
E di nuovo, appassionata e costante, la sua mano riprese a trascinarmi. L’esigenza di aumentare continuamente e a qualsiasi costo il numero delle cose belle e utili su questa terra, veniva comunicata da Gorkij a migliaia di persone che lui stesso aveva saputo scovare ed educare, e per mezzo di esse quell’esigenza veniva comunicata a tutta l’umanità. Egli era posseduto da un’inaudita, infinita passione per la creazione umana, passione che in lui non s’indeboliva mai, neppure per un istante. Gorkij soffriva quando una persona, da cui egli si aspettava molto, si dimostrava sterile; e invece si stropicciava felice le mani e strizzava l’occhio al mondo, al cielo e alla terra quando da una scintilla si levava una fiammata…
L'inizio
Traduzione di Gianlorenzo Pacini
L'armata a cavallo. Racconti di Odessa
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