Io temo che stiamo perdendo la capacità del vivere la vita con passione, di assumerci la responsabilità di quello che siamo, la capacità di raggiungere dei risultati e di sentirci soddisfatti della vita. L’esistenzialismo viene spesso trattato come una filosofia della disperazione, ma io credo che sia esattamente l’opposto.
Sartre in un’intervista ha detto che non aveva mai vissuto un solo giorno di disperazione. Quello che viene fuori dalla lettura di questi filosofi, non è tanto un senso di angoscia nei confronti della vita, ma al contrario, una certa esaltazione nel sentirsi padroni della vita stessa. Siamo noi cioè, a crearci la nostra vita. […]
Ogni volta che parli di una persona come di una costruzione sociale, o come di una convergenza di forze diverse, o come di un individuo frammentato oppure compatto, non fai altro che aprire le porte ad una marea di giustificazioni. Quando Sartre parla di responsabilità, non sta parlando di qualcosa di astratto, non sta parlando di quel genere di io o di anima di cui discuterebbero i teologi, ma di qualcosa di molto concreto. Come io e te che parliamo, prendiamo decisioni, facciamo cose e ne accettiamo le conseguenze.
È vero che al mondo siamo 6 miliardi di persone e stiamo aumentando. Ciò nonostante, quello che fai, fa la differenza. Fa la differenza innanzitutto in termini materiali, fa la differenza per le altre persone e crea un precedente. Insomma, io credo che da questo non dobbiamo mai chiamarci fuori, e pensare di essere vittime di una concomitanza di forze. Siamo sempre noi a decidere chi siamo.
Siamo noi a decidere chi siamo
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