
Dire non è sempre, né soltanto, parlare; o meglio, parlare non è soltanto significare, ma è anche, sempre, dettare, dictare, cioè conferire al dire il proprio tono, ossia il proprio stile (la sua tonalità, il suo colore, la sua andatura) e, al contempo, per questo o in questo, in questa operazione o in questa divisa del dire, recitarlo, recitarselo o lasciare che si reciti – si faccia sonoro, si de-clami e si es-clami, e citi se stesso (si metta in moto, si richiami… s’inciti), rinvii alla propria eco, e così dicendo, si dica… e, così facendo, si faccia.
Quotes per Jean-Luc NancyL'amore è il nome della fine infinita secondo il buon infinito. In esso il compimento consiste non in una produzione ma in qualche modo nella riproduzione, nella ripetizione, ossia nella ruminatio di un incommensurabile: l'amore, precisamente, come assegnazione (attribuzione, attestazione, dichiarazione e anche creazione: bisognerebbe analizzare tutti questi modi) di un valore assoluto – nemmeno «valente», in qualche modo, o valente di non essere valutabile.
Certo, è comunque una presunta oggettività a dover guidare le decisioni. Se questa oggettività è quella del confinamento o della distanziazione fino a quale punto di autorità si può giungere per farla rispettare? E, nella direzione opposta, dove comincia l'arbitrarietà interessata di un governo? Oppure quella di un governo che coglie l'occasione per infiammare il nazionalismo? Un virus troppo umano
Il coronavirus in quanto pandemia è, a tutti gli effetti, un prodotto della globalizzazione. Ne precisa i tratti e le tendenze, è un libero-scambista attivo, combattivo ed efficace. Partecipa al grande processo attraverso il quale una cultura si dissolve, mentre si afferma qualcosa che, più che una cultura, è un meccanismo di forze inestricabilmente tecniche, economiche, dominanti ed eventualmente fisiologiche o fisiche (si pensi al petrolio o all'atomo). Un virus troppo umano
La comunità deve essere vista come uno spazio di incontri e scambi. Comunità
Lo sento distintamente ed è molto più forte di una sensazione: mai l'estraneità della mia propria identità, che pure mi è sempre stata presente, mi ha toccato così intensamente. Io è diventato chiaramente l'indice formale di una concatenazione inverificabile ed impalpabile. Fra me e me c'è sempre stato uno spazio-tempo: ma adesso vi è l'apertura di un'incisione e l'irriconciliabile di un'immunità contrariata. L'intruso
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