64 governi in 68 anni con 28 ministri diversi, questo è il conto finale della moderna storia politica italiana; facendo una media, ogni 2 anni e mezzo il nostro paese si ferma e riparte per poi rifermarsi. Sembra di essere in quella giostra dove le persone sopra i cavalli cambiano, ma, quando la musica si ferma, siamo sempre nello stesso posto. Il paese si ritrova negli ultimi venti anni in una società palesemente gerontocratica, dove le posizioni di potere sono occupate da persone di 50, 60 e 70 anni di età, favorendo così una disoccupazione che tende ad arrivare al tetto del 50% nei prossimi 10 anni. La grandezza italiana è priva della sua forza da tre generazioni a causa di un sistema politico ed istruttivo (dunque quello educativo) che non incoraggia (anzi in alcuni casi ostacola) l’iniziativa, l’innovazione, il merito e l’opportunità. A livello istruttivo-professionale è mancato quel trattino che lega le due parole; pensate ai tempi dei nostri genitori quando in molti venivano formati professionalmente tramite specializzazioni e concorsi, quando è avvenuta la svalutazione della laurea le cose hanno iniziato a degenerare, ma la colpa non è da ricercare come dicono molti nell’aumento della capacità della classe media di possedere (per fortuna o purtroppo) finanze per accedere ad un’istruzione universitaria, ma è da additare ad uno Stato che nei primi anni novanta non ha saputo prevedere ed organizzare il lavoro pubblico e, anche nel privato si è preferito rimandare per un decennio e più il ricambio occupazionale. Tutto ciò ha favorito il clientelismo e al contempo l’aumento della corruzione nel paese provocando successivamente la disillusione di una gioventù che vive circondata di successi favoritistici, moralismi e vuotezza. Sembra che tutto il paese sia diventato il capoluogo del provincialismo all’italiana quello stile don Matteo per intenderci, dove ognuno ha il suo piccolo mondo ed ha paura di farlo diventare grande. 64 governi in 68 anni con 28 primi ministri diversi… L’Italia, dove si cambia tutto per non cambiare niente.
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Un potente manifesto anarchico che denuncia l'oppressione governativa e giustifica l'uso della violenza come risposta alla repressione dello stato e della società borghese.
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Nel capitolo 'Rivalutare l'ignoranza', Gianrico Carofiglio esplora come l'ignoranza possa essere una risorsa per apprendere, stimolare il pensiero critico e favorire l'innovazione.
- Creatività e imperfezione
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Domenico De Masi propone la riduzione dell'orario di lavoro come soluzione per migliorare la qualità della vita, contrastare la disoccupazione e promuovere la sostenibilità.
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