Il suicidio come movimento mortale dello stesso non può mai essere progettato, perché l’evento del suicidio si compie all’interno di un cerchio lontano da ogni progetto, forse da ogni pensiero, o da ogni verità. Uccidersi significa situarsi nello spazio interdetto a tutti, ossia a sé stessi: la clandestinità, il non fenomenico del rapporto umano, è l’essenza del “suicidio“, sempre nascosto, non tanto perché la morte vi è in gioco, quanto piuttosto perché il morire-la passività stessa-vi diviene azione e si mostra nell’atto di sottrarsi, fuori fenomeno.
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