Tutta la vita di Ferdinand con lei era stata inganno e finzione; lui l’aveva ingannata con la signora Welponer e con altre donne, attrici contesse e puttane. E se nelle notti afose il dolce incanto dello star vicini lo aveva sospinto tra le braccia di Beate, quella era la più grave e la più abietta di tutte le menzogne, poiché, lei lo sapeva, sul suo seno egli pensava alle altre, a tutte le altre con lasciva malizia. Ma perché lei se ne rendeva conto tutt’a un tratto? Perché? Perché lei non era stata né diversa né migliore di lui! Era forse Ferdinand l’uomo che lei stringeva tra le braccia, il commediante col garofano rosso all’occhiello che tante volte tornava a casa dall’osteria alle tre di notte puzzando di vino? Che faceva lo smargiasso e con occhi torbidi diceva frasi vacue e sconce? Che da giovane, grazie alla protezione di una vedova ormai anziana, era riuscito a coltivare le sue nobili passioni e che davanti a un’allegra brigata leggeva le tenere missive che qualche pazza innamorata di lui gli mandava in camerino? No, quell’uomo lei non lo aveva mai amato. Da costui sarebbe fuggita dopo neanche un mese di matrimonio. L’uomo che lei aveva amato non era Ferdinand Heinold; era Amleto, Cirano, re Riccardo e molti altri ancora, eroi e ribaldi, vincitori e uomini votati alla morte, belli e drammatici. E persino l’uomo straordinariamente ardente che una volta, in una lontana notte d’estate, dalla penombra della stanza nuziale l’aveva attratta in giardino a delizie ineffabili, non era Ferdinand, ma un qualche potente e misterioso Spirito delle Montagne di cui lui recitava la parte senza saperlo – una parte che doveva recitare perché senza maschera non riusciva a vivere, perché era terrorizzato all’idea di vedere un giorno il proprio riflesso negli occhi di lei. Così lei lo aveva sempre ingannato, come lui aveva ingannato lei – lei, donna perduta sin dall’inizio che aveva sempre condotto un’esistenza fantastica di sfrenata voluttà; solo che nessuno l’avrebbe mai sospettato, neanche lei stessa. Ora invece era diventato palese.

Frida Kahlo ⋮ Schiele Art ⊚
La mia notte mi precipita nella tua assenza. Ti cerco, cerco il tuo corpo immenso vicino al mio, il tuo respiro, il tuo odore. La mia notte mi risponde: vuoto; la mia notte mi dà freddo e solitudine. Cerco un punto di contatto: la tua pelle. Dove sei? Dov⋯

Julio Cortázar ⋮ Schiele Art ⊚
E sì, pare che sia così, pare che te ne sia andata dicendo non so cosa, che andavi a gettarti nella Senna, qualcosa di simile, una di quelle frasi da notte fonda, mescolate a lenzuola e a bocca impastata, quasi sempre nel buio o con qualcosa come mano o p⋯

Filosofia ⋮ Gilles Deleuze ⋮ Schiele Art ⊚
Innamorarsi vuol dire individualizzare qualcuno attraverso i segni che porta o che emette. Vuol dire diventare sensibile a questi segni, iniziarsi ad essi (come nella lenta individualizzazione di Albertine, entro il gruppo delle fanciulle). L’amicizia può⋯

Articoli ⋮ Daniel di Schuler ⋮ Schiele Art ⊚
A bocca aperta. Sara rimasto così, Gustav Klimt, vedendo quei fogli dell’album. Come Perugino quando Raffaello gli avrà mostrato quel che papà gli aveva insegnato. Come chi avrà sentire suonare l’ancor più giovane Mozart. Come tutti quelli cui capita di t⋯

Articoli ⋮ Elena Caruso ⋮ Linguaggio ⋮ Schiele Art ⊚
Barthes attraverso Il piacere del testo analizza le ragioni che spingono il lettore ad avvicinarsi ad un testo con un atteggiamento cannibalesco, quasi ne volesse divorare il tessuto, l’essenza. Cosa spinge il lettore a leggere fino a farsi del male! Fino⋯

Schiele Art ⋮ Tony Kospan ⊚
Un giorno l’onda chiese al mare: “mi vuoi bene?”. Ed il mare le rispose: “Il mio bene è così forte che ogni volta che t’ allontani verso la terra io ti tiro indietro per riprenderti tra le mie braccia. Senza te la mia vita sarebbe insignificante. Sarei un⋯
Aggiungi un commento