Cos’è l’uomo? cominciavo a chiedermi; com’è possibile esista al mondo qualcosa che fermenta come un caos, o che imputridisce come un albero marcio, e non perviene mai a maturazione? Come può sopportare la natura quest’uva acerba accanto ai suoi grappoli dolci? Alle piante egli dice: anch’io una volta ero come voi! e alle stelle incontaminate: diventerò come voi in un altro mondo! Intanto va in pezzi e di quando in quando tenta su se stesso tutte le sue arti, come si potesse, una volta che s’è dissolto, ricomporre un essere vivente allo stesso modo di un’opera muraria; e non lo confonde nemmeno il fatto che nulla viene reso migliore pur con tutto il suo fare; ciò che fa rimane pur sempre artificioso. Miseri voi, che sentite tutto ciò, che non volete parlare d’una vocazione umana, voi, che siete da ogni parte afferrati dal nulla che impera su di noi, e sino in fondo riconoscete che siamo nati per il nulla, che amiamo il nulla, crediamo nel nulla, ci logoriamo per nulla, per trapassare piano piano nel nulla – cosa ci posso fare se vi spezzate le ginocchia, quando ci pensate seriamente? Anch’io, sovente, mi son sprofondato in tali pensieri ed ho esclamato: perché m’affondi l’ascia fino alla radice, spirito spietato? Eppure sono ancora qui. […] In ginocchio mi potrei gettare e torcermi le mani ed implorare non so chi per avere pensieri diversi. Ma non lo soffoco il grido di verità.
Spirito spietato
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