Con la creazione del Partito comunista, la classe operaia si presenta alla lotta politica come iniziatrice, come guida, non più come massa di manovra guidata e diretta dallo stato maggiore di un’altra classe sociale.
La classe operaia vuole governare il paese, afferma di essere l’unica classe capace, coi suoi mezzi e coi suoi istituti nazionali e internazionali, di risolvere i problemi posti all’ordine del giorno dalla situazione storica generale. Quali sono le forze reali della classe operaia?
Quanti sono in Italia i proletari che hanno acquistato esatta coscienza della missione storica della propria della loro classe?
Quale seguito ha il Partito comunista nella società italiana?
Nella confusione, nel caos attuale esistono già le grandi linee della nuova configurazione storica?
In questo continuo disintegrarsi e reintegrarsi, decomporsi e ricomporsi delle forze sociali, delle classi e degli strati della popolazione italiana si è già costituito un nocciolo primordiale, compatto e solido, fedele permanentemente alle idee e ai programmi dell’Internazionale comunista e della rivoluzione mondiale, intorno al quale possa avvenire la nuova e definitiva organizzazione politica, di governo, della classe operaia?
Ecco le domande che troveranno una risposta nelle elezioni.
Per avere una risposta positiva, concreta, storicamente controllabile e documentabile, il Partito comunista si presenta alle elezioni. Il Partito comunista, nello schieramento delle forze sociali che verrà determinato dai programmi elettorali, vuole identificare le sue schiere, vuole contare i suoi effettivi.
È questa una fase necessaria del processo storico che deve condurre alla dittatura del proletariato, alla fondazione dello Stato operaio.
LE ELEZIONI SONO, PER I COMUNISTI, UNA DELLE TANTE FORME DI ORGANIZZAZIONE POLITICA proprie della società moderna.
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