Suoni iridi di dramma espressionista
Battiti sordi, cacofonie disarticolate, dissonanze insistite, vocalizzi demoniaci, esotismi stranianti, ferocia eversiva, tetro nichilismo, e soprattutto l’uso di una strumentazione eterodossa, conferiscono al suono un senso macabro ed inquietante di vuoto e terrore. Armenia, cinque minuti di horror dentro una stasi ipnotica che abbraccia incubo, trip lisergico e mantra industriale, contrassegna una delle parabole di autodistruzione più profonde del rock. Questi suoni, iridi di dramma espressionista, piece dadaista e poesia decadente, appartengono così alla musica in maniera un po’ casuale, come per via di un intrinseco bisogno di comunicare il buio, senza movimento e senza immagini.

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Crediti
 Piero Scaruffi
 Einstürzende Neubauten
 Pinterest • Gustav Klimt  • 




Quotes per Piero Scaruffi

Suicidi volontari, esercizi di auto-flagellazione, monolitica catalessi nei silenzi dei labirinti metropolitani. L'esiguo ma martellante tessuto sonoro è trafitto all'improvviso da urla disperate di uomini-fantasma che sorgono da un nulla amorfo e s'avvinghiano alle pareti infinite dei grattacieli. Gemiti agghiaccianti propagano attraverso effetti d'eco, evocando – bisbigli nelle catacombe – la fine dell'umanità. Esperimento unico ed irripetibile di rock asociale, anticivile e in definitiva profondamente antiumano.  Suicide

Con gli Slint nacque l'idea d'una musica che conservava la tensione e le nevrosi dell'hardcore ma che aveva perso del tutto non solo la sua passione ma anche un qualsiasi cenno di logica narrativa. Il gruppo suonava come un gruppo di musica rock, senza che ne venisse rispettato uno solo dei dogmi (eccetto la strumentazione). Non era cantato, non era cadenzato, non era centrato su una melodia. Era un buco nero in cui andavano a cadere i segni del rock, in cui idealmente finiva la storia del genere.  Slint