Casa di Tiziano Terzani a Bangkok
Sai, erano i tempi eroici del giornalismo… prima che il giornalismo, maledettamente distrutto dalla televisione nel suo tentativo di imitarla, è stato costretto a diventare spettacolo.
In quegli anni si scriveva davvero. Purtroppo la televisione, riducendo i tempi dell’attenzione che l’uomo riesce ormai a dedicare a una cosa – oltre all’orribile problema, uguale dovunque, della sovra-offerta di tutti quei prodotti che sono lì a disposizione perché tu abbia la scelta – ha fatto sì che i giornali siano diventati dei contenitori in cui dentro c’è di tutto, ma solo per l’attenzione di tre minuti, come uno spot televisivo, e in cui tutto si perde nel grande minestrone delle cose che ti arrivano dal mondo.
Oggi è impossibile scrivere cose lunghe come si scrivevano un tempo. Allora, qual è la tendenza? Fare spettacolo. Non cercare di andare in profondità. Fare una sceneggiata: un bigolino con la foto, una storia sbalorditiva. Basta, chiuso, non se ne parla più. Questo è un grande svilimento anche della missione giornalistica. Credo infatti che oggi fare quello che facevo io a quel tempo, quello che facevamo noi, sarebbe impossibile perché non c’è lo stesso spazio.
Pensa che dal Vietnam io scrivevo anche per L’Espresso, riempiendo due pagine intere di quel giornale allora più grande del Corriere della Sera, con una bella carta lucida e qualche foto. Scrivevo grandi articoli in cui raccontavo tutto quello che vedevo, le mie impressioni. Fin dall’inizio ho imparato che attraverso un piccolo episodio racconti una grande storia, perché la storia raccontata attraverso un’esperienza personale, attraverso il piccolo aneddoto della vita di un uomo, di un villaggio, può spiegare molto di più che se scrivi Ieri, seimila morti… Seimila morti nessuno li vede, ma un morto che ha famiglia, che ha bambini, quello impressiona.
Sai, volevo raccontare agli altri quello che gli altri non vedono, non sentono, di cui non sentono l’odore. Lo vedi alla televisione: persino i morti non ti fanno impressione, persino il sangue, coloratissimo, sembra quasi una cosa non vera. Ma un altro conto è se ne parli con la partecipazione di te che lo hai visto. Questo cambia tanto le cose perché trasferisci una tua emozione al lettore. E questo l’ho capito ben presto.

Crediti
 Tiziano Terzani
 La fine è il mio inizio
 Pinterest •  Turtle House • la casa di Tiziano Terzani a Bangkok




Quotes per Tiziano Terzani

Ci vuole gente capace di pensare il nuovo. Occorre gente che non abbia paura di perdere le elezioni, che abbia il coraggio di esporsi, di dire le cose impopolari. O magari di dire le cose semplici che sono popolari e che poi portano sacrifici. Oggi, in Occidente, bisogna dire chiaramente che dobbiamo dividere la nostra ricchezza. Non potremo mai essere in pace, se gli altri sono in guerra. Non potremo mai essere felici, se gli altri non lo sono. Non potremo avere un mondo di serenità, quando c'è una metà del mondo che si preoccupa di ingrassare e l'altra che non ha da mangiare.  Guardare i fiori da un cavallo in corsa

Tutto il sistema è fatto in modo che l'uomo, senza neppure accorgersene, comincia sin da bambino a entrare in una mentalità che gli impedisce di pensare qualsiasi altra cosa. Finisce che non c'è nemmeno più bisogno della dittatura ormai, perché la dittatura è quella della scuola, della televisione, di quello che ti insegnano. Spegni la televisione e guadagni la libertà.

Tu avrai avuto l'impressione che certe volte ti volevo spingere verso il giornalismo, ma non era affatto così. Uno non nasce per fare il giornalista come non nasce per fare l'ingegnere o il tramviere. Queste sono tutte cose che uno fa per poter vivere più o meno piacevolmente. Io, sempre piacevolmente. Se allora mi devo chiedere che cosa per te io ho sognato, te lo dico semplicemente: volevo che tu fossi un uomo libero.  La fine è il mio inizio

Ciò che è fuori è anche dentro; e ciò che non è dentro non è da nessuna parte. Per questo viaggiare non serve. Se uno non ha niente dentro, non troverà mai niente fuori. È inutile andare a cercare nel mondo quel che non si riesce a trovare dentro di sé.

La regola secondo me è: quando sei a un bivio e trovi una strada che va in su e una che va in giù, piglia quella che va in su. È più facile andare in discesa, ma alla fine ti trovi in un buco. A salire c'è più speranza. È difficile, è un altro modo di vedere le cose, è una sfida, ti tiene all'erta.