Esiste una fondamentale differenza […] fra l’Ucraina e gli Stati baltici. Non credo che Putin voglia rimettere in discussione la loro indipendenza. Ma nei rapporti con le tre Repubbliche del Nord ha adottato una linea scopertamente nazionalista. Uno dei più frequenti motivi di incidenti fra la Russia e i suoi piccoli vicini è quello dei molti memoriali in onore dei grandi bolscevichi e dei caduti sovietici nella seconda guerra mondiale, costruiti nel mezzo secolo che ha preceduto il collasso dell’Urss. Per Putin quei monumenti sono intoccabili. Se i Baltici vogliono eliminarli o relegarli in una foresta, Putin reagisce come se fosse stato commesso un reato di lesa maestà e lascia intendere che certi affronti non resteranno impuniti. È accaduto ancora una volta nel Maggio del 2016 per una targa in memoria dell’equipaggio di un aereo russo caduto in Estonia qualche anno fa, sfregiata dalla popolazione locale.
Con l’Estonia, in particolare, gli screzi sono stati numerosi. Il più grave è quello della tempesta cibernetica che la Russia ha scatenato sul Paese nel 2007. Dopo la rimozione di un monumento al soldato sovietico da una piazza di Tallinn, l’offensiva degli hacker russi ha colpito per tre settimane la presidenza, il Parlamento, quasi tutti i ministeri, le sedi dei partiti politici, tre palazzi che ospitano redazioni giornalistiche, radiofoniche e televisive, due banche e parecchie imprese del mondo della comunicazione. Per premunirsi contro altri attacchi l’Estonia, più recentemente, ha creato una sorta di deposito informatico nel Regno Unito dove ha collocato tutto ciò che può garantire la continuità di uno Stato ciberneticamente occupato da una potenza ostile: i certificati di nascita della sua popolazione, gli archivi dei ministeri e delle banche.
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