La comunizzazione come prodotto storico della contraddizione capitale-lavoroOggi ci troviamo in una fase di crisi del capitalismo ristrutturato. Le lotte sul salario nei centri dell’accumulazione in Asia si diffondono rapidamente, mentre il proletariato dei paesi sviluppati sta vacillando sotto i colpi dell’attacco borghese, volto a imporre la seconda fase della ristrutturazione.
Gli sviluppi del fronte della lotta di classe in aree differenti di conflitto sono sempre storicamente e logicamente interconnessi. Oggi, le lotte attorno alla riproduzione nei centri sviluppati sono collegate, attraverso un processo di feedback, alle lotte sul salario nei centri primari dell’accumulazione; in altre parole, l’aspetto più importante dell’attuale zoning del capitale globale, noto come ChinAmerica, tende alla destabilizzazione. Questo processo contraddittorio di crisi condurrà a conflitti sempre più forti tra i proletari esclusi dal processo produttivo e che rimarranno tali a causa della crisi, quelli che vi restano precariamente, e il capitale – e allo stesso modo a conflitti inter-capitalistici. La già esistente messa in discussione dell’identità operaia, assumerà le fattezze di un conflitto diretto contro il capitale e ci saranno all’interno del movimento proletario nuovi tentativi di politicizzare e delimitare le lotte all’interno della realtà capitalistica. Il movimento di superamento della società capitalista troverà i propri limiti al suo stesso interno. Questi limiti sono le pratiche organizzative in vista di una società alternativa ovvero un nuovo tipo di organizzazione della società basata su specifici rapporti di produzione fuori o contro il capitale.
Una caratteristica significativa della fase attuale, è il fatto che il rapporto di capitale produce repressione in quanto elemento necessario alla propria riproduzione. In ciò risiedono la forza e i limiti dell’attuale lotta di classe. La tendenza della riproduzione sociale ad assumere la forma della repressione, crea una distanza incommensurabile tra i poli del rapporto di capitale. Il contenuto del conflitto è necessariamente legato alla repressione, ovvero all’aspetto più importante della riproduzione di un proletariato sempre più eccedentario. In tale conflitto, il proletariato si troverà sempre più ad affrontare la sua propria esistenza come capitale. La forza delle lotte sarà allo stesso tempo la loro debolezza. Tutte le ideologie e le pratiche d’avanguardia proletaria, tutte le ideologie e le pratiche politiche proletarie convergeranno su un approccio anti-repressione, che crea la possibilità di un’altra, forse l’ultima, forma di riformismo del periodo attuale.
Le espressioni più radicali e allo stesso tempo riformiste della lotta di classe odierna, saranno pratiche di azione diretta. Le pratiche di azione diretta che sono emerse come rottura radicale all’interno del movimento anti- globalizzazione, hanno dato consistenza all’identità del militante proletario individuale – appartenente al proletariato disoccupato o sempre più precarizzato. Le pratiche di azione diretta si manifestano in molte forme sindacalismo radicale, movimenti cittadini, lotta armata, che variano considerevolmente e nella maggior parte dei casi coesistono conflittualmente, e che sono prodotte direttamente, senza mediazioni, dall’odierna esistenza contraddittoria del proletariato.
L’azione diretta esprime oggi il superamento delle identità di classe e la produzione dell’identità individualistica del militante, basata sull’attitudine morale del proletario in lotta potenzialmente sconfitto – ciò che è del tutto ragionevole, dal momento che ciò che è in gioco nelle lotte all’interno del capitalismo ristrutturato, è unicamente la decelerazione dell’attacco portato dal capitale. Le stesse vittorie non creano euforia per nessuno. La realtà attuale tende ad assumere la forma di una onnipresente repressione. Ciò produce l’identità del militante in lotta contro tutte le forme di repressione, le quali sono in realtà manifestazioni della riproduzione del rapporto di sfruttamento. Il sindacalismo radicale è necessariamente orientato ad offrire protezione contro i licenziamenti e assicurare compensazioni, dato che rivendicare aumenti salariali significativi è oggi senza senso il caso dei centri di accumulazione dell’Estremo Oriente è una significativa eccezione, dato che i salari sono qui ben al di sotto di quello che è il livello di riproduzione nei paesi sviluppati. I movimenti locali di cittadini sono orientati verso la protezione della libertà di movimento e di comunicazione, contro i tentativi dello Stato di ghettizzare e militarizzare lo spazio metropolitano, e attraverso le proprie azioni, ad ottenere il mantenimento del salario differito l’ideologia principale di queste frazioni del movimento è la decrescita. Queste due tendenze convergeranno nel prossimo futuro, mano a mano che la crisi dispiegherà i propri effetti. L’approfondirsi della crisi porterà a pratiche di auto-riduzione e a scontri con le forze repressive nei quartieri. Questo è il punto di convergenza tra i movimenti locali e il sindacalismo radicale, tra le lotte nel processo di produzione e quelle fuori di esso. Coloro che si richiamano alla lotta armata sono orientati verso la presunta punizione di alcune frazioni della borghesia, qualcosa di simile ad una protezione auto- organizzata contro il super-sfruttamento. Questa forma di azione diretta promuove una specifica strategia di scontro militare tra alcuni piccoli raggruppamenti e lo Stato, che può portare solo in un vicolo cieco.
Coloro che sono coinvolti nel movimento d’azione diretta, riflettono, nella loro presunta non-appartenenza alla classe classe che giudicano passiva e/o riformista, la messa in questione della contraddittoria situazione proletaria. In tal modo, ciò che essi esprimono nelle loro lotte è il punto- limite di questa fase, cioè il punto in cui il proletariato è diventato eccedente.
Le componenti del movimento dai toni più perentori si definiscono rivoluzionarie laddove non vi è ancora rivoluzione, e trovano rifugio nel concetto di coscienza tutto il discorso sulla necessità che la coscienza individuale sia cambiata fondamentalmente per sfuggire a questa contraddizione; costruiscono nelle loro lotte rapporti immediati da compagni, producendo poi tutta un’ideologia su questi rapporti – qualcosa del tipo rivoluzione subito – ignorando il fatto che il comunismo non è un fatto locale o riguardante piccoli gruppi di persone. Costoro tendono a contrapporsi agli operai che hanno un lavoro relativamente stabile, in quanto privilegiati, o anche perché rappresenterebbero la vera classe operaia con la sua coscienza piccolo-borghese. Essi tendono inoltre a pensare se stessi come non appartenenti organicamente alla classe, poiché precari o disoccupati. L’altra faccia della medaglia è che le frazioni del sindacalismo radicale tendono a relazionarsi ai lavoratori precari come al soggetto sociale che si deve unire in quanto classe per sé, e a comprendere le loro azioni come altrettanti sforzi verso tale unità.
Il superamento sarà prodotto a partire dai limiti attuali. La messa in questione della condizione proletaria attraverso le pratiche di azione diretta che si manifesta come contraddizione, ovviamente prefigura il superamento di questa condizione all’interno della lotta proletaria stessa: la futura abolizione del proletariato in quanto classe. Questo è il motivo per cui le pratiche del movimento di azione diretta vengono adottate nelle rotture che emergono all’interno delle lotte attuali; questo è il motivo per cui queste pratiche sono state fatte proprie e superate dai rivoltosi del dicembre 2008 [in Grecia].
Ovviamente, le lotte odierne sono ancora interne ai limiti del ciclo attuale, ma la produzione specifica di questi limiti la rivendicazione di continuare a esistere, senza mettere in questione i rapporti di produzione prefigura la dinamica del suo superamento. Il solo modo attraverso cui la lotta di classe può andare oltre sé stessa, è la produzione di rotture multiple nel corso di lotte irrimediabilmente riformiste. Vi sarà una moltiplicazione di pratiche di rottura dentro queste lotte. Tali pratiche faranno necessariamente avanzare le lotte, che saranno necessariamente lotte per la riproduzione della vita contro il capitale. Ogni sforzo teso a unificare le lotte di differenti frazioni del proletariato in una lotta comune, che avvantaggerebbe i pretesi interessi comuni della classe cioè ogni lotta per l’unità di classe, è una manifestazione del limite generale della dinamica odierna della lotta di classe. L’unica generalizzazione che si possa produrre è una generalizzazione di pratiche, che metterà in questione ogni stabilizzazione possibile di una vittoria proletaria.
Queste pratiche, attraverso la loro diversità e gli intensi conflitti che produrranno all’interno delle lotte stesse, esacerberanno la crisi in cui la riproduzione del proletariato si trova già, e metteranno simultaneamente in questione la condizione proletaria per la totalità del proletariato, ovvero l’esistenza della società capitalista in quanto tale.


Crediti
 Simone Lanza
 Frammenti di teoria del comunismo
  Il lato cattivo
  La produzione storica della rivoluzione nella fase attuale
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Quotes casuali

A Sparta il figlio se era deforme e poco prestante veniva gettato dal baratro del monte Taigeto, poiché né per sé stesso né per la città era meglio che vivesse. Di tutte le città della Grecia, Sparta è l'unica a non aver lasciato all'Umanità né uno scienziato, né un artista e nemmeno un segno della sua grande potenza. Forse gli spartani, senza saperlo, eliminando i loro neonati malati o troppo fragili, hanno ucciso i loro musicisti, i loro poeti, i loro filosofi.Jerome Lejeune
E, a un tratto, accadde. Mentre guardavo i colori sfumati dei capelli di Holly balenare nella luce rosso-gialla delle foglie, l'amai abbastanza da dimenticare me stesso, le mie disperazioni egoistiche e da essere contento perché stava per succedere qualcosa che lei pensava felice.Truman Capote
L'uomo si volatilizza man mano che lo si bracca nelle sue profondità.Michel Foucault

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