Il continente africano ha subito e continua a subire le conseguenze del neocolonialismo occidentale attraverso molteplici forme di sfruttamento e controllo. Dopo le indipendenze formali, le potenze occidentali hanno mantenuto il loro dominio attraverso meccanismi economici e politici più sottili ma ugualmente efficaci. Il sostegno a dittatori compiacenti ha garantito l’accesso privilegiato alle risorse naturali, mentre l’imposizione di politiche economiche neoliberiste ha perpetuato il sottosviluppo.
La Repubblica Democratica del Congo rappresenta un caso emblematico: dopo l’assassinio di Patrice Lumumba, orchestrato dalla CIA nel 1961, il paese è stato consegnato alla dittatura trentennale di Mobutu, che ha facilitato lo sfruttamento delle immense risorse minerarie da parte di corporations occidentali. Il conflitto che è seguito alla sua caduta ha causato oltre 5 milioni di morti, alimentato dal commercio illegale di minerali essenziali per l’industria elettronica occidentale.
In Libia, l’intervento NATO del 2011 ha trasformato quello che era il paese con il più alto indice di sviluppo umano dell’Africa in uno stato fallito. La destabilizzazione ha avuto effetti a cascata su tutto il Sahel, creando un corridoio per traffici illegali e gruppi terroristici. Le corporations occidentali si sono rapidamente mosse per assicurarsi il controllo delle risorse petrolifere nel caos post-intervento.
Le politiche di aggiustamento strutturale imposte dalla Banca Mondiale e dal FMI hanno costretto molti paesi africani a tagliare la spesa sociale, privatizzare servizi essenziali e aprire i loro mercati a condizioni sfavorevoli. Il risultato è stato un aumento della povertà e della disuguaglianza, mentre il debito estero continua a drenare risorse vitali dalle economie locali.
Le multinazionali occidentali operano spesso in condizioni di quasi totale impunità: inquinamento ambientale, sfruttamento del lavoro, evasione fiscale e corruzione sono pratiche comuni. Il Delta del Niger, devastato dall’estrazione petrolifera, o le miniere di coltan nel Congo orientale sono esempi drammatici di questo sfruttamento predatorio.
Il commercio di armi occidentali alimenta conflitti in tutto il continente. Paesi come la Francia mantengono una presenza militare diretta in molte ex colonie attraverso accordi di cooperazione militare, intervenendo regolarmente per proteggere governi alleati o interessi economici.
L’aiuto allo sviluppo viene spesso utilizzato come strumento di pressione politica e economica. Gran parte degli aiuti ritorna nei paesi donatori attraverso l’acquisto obbligatorio di beni e servizi occidentali, mentre i progetti finanziati rispondono più agli interessi dei donatori che alle reali necessità locali.
Sinossi del libro 'Terrorismo occidentale. Da Hiroshima ai droni' di Andre Vltchek e Noam Chomsky
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Le radici del neocolonialismo in Africa, di Jean-Pierre Bat
Questo libro esplora le dinamiche che hanno perpetuato il controllo occidentale in Africa dopo la fine del colonialismo formale, focalizzandosi su politiche economiche e relazioni politiche che hanno mantenuto il continente in uno stato di dipendenza e sfruttamento. Bat fornisce un’analisi critica del ruolo delle élite locali complici e delle potenze occidentali.
La politica del saccheggio. Neocolonialismo in Africa, di Christian de Saint-Exupéry
Saint-Exupéry descrive come il saccheggio delle risorse naturali in Africa, orchestrato da multinazionali e governi occidentali, sia il motore principale del neocolonialismo moderno. Partendo dal Congo fino al Delta del Niger, il libro documenta gli effetti devastanti sulle popolazioni locali e l’ambiente, e l’assenza di reali benefici per lo sviluppo dei paesi africani.
L’Africa tra sviluppo e dominazione, di Giovanni Arrighi
Arrighi offre una lettura storica e economica dell’Africa post-coloniale, concentrandosi sulle strutture economiche globali che continuano a dominare il continente. Il libro tratta le politiche di aggiustamento strutturale imposte dal FMI e dalla Banca Mondiale e il loro impatto sulle economie africane, con un’analisi profonda delle radici del sottosviluppo e della povertà endemica
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