La Guerra al Terrore lanciata dopo l’11 settembre 2001 ha rappresentato una svolta fondamentale nelle relazioni internazionali, legittimando una serie di interventi militari e politiche repressive su scala globale. L’invasione dell’Afghanistan, presentata come risposta necessaria agli attentati, ha causato decine di migliaia di vittime civili e due decenni di occupazione militare che non hanno né sradicato il terrorismo né portato stabilità.
La pratica delle extraordinary renditions ha creato una rete globale di prigioni segrete dove sospetti terroristi sono stati detenuti e torturati al di fuori di ogni quadro legale. Il carcere di Guantanamo Bay rimane il simbolo di questa giustizia parallela, dove centinaia di persone sono state detenute per anni senza accuse formali o processo.
L’espansione della sorveglianza di massa, rivelata da Edward Snowden, ha mostrato come la guerra al terrore sia stata utilizzata per giustificare violazioni sistematiche della privacy e delle libertà civili anche nei paesi occidentali. Programmi come PRISM hanno permesso alle agenzie di intelligence di raccogliere dati su milioni di cittadini senza supervisione giudiziaria.
Le targeted killings attraverso droni hanno inaugurato una nuova forma di guerra permanente, dove l’esecutivo americano si arroga il diritto di uccidere sospetti in qualsiasi parte del mondo senza processo. Gli signature strikes, dove gli obiettivi vengono scelti sulla base di pattern comportamentali, hanno causato numerose vittime civili.
L’impatto sulla comunità musulmana globale è stato devastante. La stigmatizzazione, la profilazione razziale e le discriminazioni sistematiche hanno alimentato un senso di alienazione che ha paradossalmente favorito la radicalizzazione che si pretendeva di combattere.
Il concetto stesso di terrorismo è stato utilizzato in modo selettivo, applicato quasi esclusivamente a gruppi musulmani mentre atti di violenza politica commessi da altri gruppi vengono classificati diversamente. Questa narrativa ha contribuito a giustificare politiche discriminatorie e interventi militari.
L’industria della sicurezza ha beneficiato enormemente di questa guerra infinita, con contractors privati che hanno assunto un ruolo sempre più importante nelle operazioni militari e di intelligence, creando un complesso militar-industriale-securitario con forte interesse nella perpetuazione del conflitto.
Sinossi del libro 'Terrorismo occidentale. Da Hiroshima ai droni' di Andre Vltchek e Noam Chomsky
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Guerra infinita. Terrorismo e sicurezza dopo l’11 settembre, di John Dower
Dower analizza gli effetti devastanti della Guerra al Terrore sulle relazioni internazionali e sui diritti umani. Il libro esplora come le politiche di sicurezza adottate dopo l’11 settembre abbiano creato un nuovo paradigma di guerra permanente, evidenziando i danni collaterali causati in termini di perdite umane, limitazioni delle libertà civili e crescita del militarismo.
La guerra senza fine. Terrorismo, potere e diritto, di Giorgio Agamben
Agamben esamina il concetto di stato di eccezione utilizzato per giustificare le politiche repressive durante la Guerra al Terrore. Il testo esplora il ruolo del diritto internazionale, del potere sovrano e delle libertà civili in un’epoca segnata dalla sorveglianza globale e dagli attacchi ai diritti fondamentali.
Il complesso militare-industriale. Guerre per il profitto, di Andrew Feinstein
Feinstein indaga il legame tra il complesso militare-industriale e la perpetuazione dei conflitti globali, con particolare attenzione alla Guerra al Terrore. Il libro denuncia l’influenza dei contractors privati e delle industrie della sicurezza nel determinare politiche di intervento militare, mettendo in luce la corruzione e l’impunità che dominano il settore.
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