Nessuna parte della Costituzione risultava molto facile per nessuno strato della popolazione italiana degli anni in cui fu concepita. Si può e si deve dire di più. Si devono evocare dati che nessuno ama ricordare. Il regime fascista aveva risolto a suo modo il problema delle dimensioni drammatiche del cronico analfabetismo nazionale: aveva fatto eliminare dai censimenti ogni domanda sul saper leggere e scrivere. Alla nascente democrazia italiana lasciò in eredità, come scoprì il censimento del 1951, il 59,2 per cento di ultraquattordicenni senza nessun titolo, nemmeno la licenza elementare, di cui la maggioranza non esita a dichiararsi, oggi diremmo ad autocertificarsi, completamente analfabeta. Il gran lavoro, nascosto e a volte vilipeso della scuola italiana, soprattutto elementare, ha eroso e poi compresso questa percentuale e la ha ridotta all’11,1%. Ma torniamo a sessant’anni fa. Era pari al 60% la popolazione italiana cui la Costituzione, quando fu scritta, non poteva sperare di rivolgersi. Tuttavia si deve anche dire che la Costituzione, se non parla a loro, certo parla per loro, e anzi, e se si bada al comma secondo dell’art. 3, parla principalmente per loro: assume cioè le differenze di capacità linguistica come uno degli ostacoli che è compito della Repubblica rimuovere.
I testi italiani di qualche estensione che raggiungano un indice di leggibilità di 90 e oltre e siano quindi molto facili per l’intera popolazione con almeno livelli elementari di istruzione, sono rarissimi. Vi si accostano Lettera a una professoressa degli alunni di don Milani e pochissimi altri, come il romanzo Teta veleta della compianta Laura Betti, un testo che qui vale solo come esempio, poiché ovviamente il valore di un testo narrativo letterario non è legato alla sua leggibilità, come invece è per testi informativi e normativi, tanto più se devono regolare la vita di un’intera comunità, come le leggi d’uno Stato e una costituzione.
Un testo di comprensione facile deve avere un indice di leggibilità di almeno 40 per persone di istruzione medio-superiore o universitaria, 60 per persone di istruzione medio-inferiore, 80 per persone con sola licenza elementare. Tuttavia anche un testo con indice tra 40 e 60 risulta ben comprensibile se è oggetto di una lettura assistita, per esempio di una lettura guidata e accompagnata da un insegnante, a persone con istruzione medio-inferiore e perfino elementare. La Costituzione era dunque in grado di risultare facile per il 4,4% della popolazione del 1951, ed è facile oggi per il 33,4% della popolazione, cioè per le quote di laureati e diplomati medio-superiori. Ma poteva essere oggetto di una non difficile lettura “assistita” allora per un altro 36,4% della popolazione del 1951, così come lo è oggi per un altro 55,5% della popolazione.
Riassumendo […] col suo indice di leggibilità pari a 50, la Costituzione fu ed è un testo capace di raggiungere, sia pure con una lettura assistita e spiegata, tutta la popolazione con almeno la licenza elementare, cioè, nei nostri anni, quasi il 90% della popolazione. Essa poté o, meglio, avrebbe potuto raggiungere, negli anni in cui fu scritta, il 41,8% della popolazione non analfabeta. All’interno di queste quote, durante mezzo secolo percentuali crescenti di popolazione hanno potuto accostarsi ad essa come a un testo facile e addirittura molto facile, anche fuori di ogni lettura assistita.
Non vi è testo legislativo italiano che possa vantare una caratteristica di così larga accessibilità.
Il linguaggio della Costituzione
SchieleArt • Seated Male Nude (Self-Portrait) • 1910
Ancora nessun commento