Tommaso Carlyle
Ho letto la vita di Tommaso Carlyle, farsa involontaria, interpretazione eroico-morale delle affezioni dispeptiche. — Carlyle, uomo dalle parole forti e dagli atteggiamenti forti, retore per necessità, tormentato incessantemente dal desiderio di una forte fede e dalla sua incapacità a conseguirla (— in questo romantico tipico!). Il desiderio di una forte fede, non ne è affatto la prova; tutt’altro! Quando si possiede codesta fede, ci si può pagare il lusso dello scetticismo: si è abbastanza sicuri, abbastanza saldi per averlo. Carlyle stordisce qualche cosa in sé stesso mediante il fortissimo della sua venerazione per gli uomini di forte fede, e della sua rabbia contro i meno stupidi; egli ha bisogno del rumore. Una slealtà verso sé stesso, costante e appassionata è ciò che gli è proprio ed è ciò che lo fa rimanere interessante. — Veramente, però, in Inghilterra lo si ammira precisamente per la sua lealtà… Ebbene: questo è molto inglese; e, se si considera che gl’inglesi sono il popolo del cant perfetto, la cosa è anche legittima e non soltanto comprensibile. In fondo, Carlyle è un ateo inglese che vuol far consistere il proprio onore nel non esserlo.

Crediti
 Friedrich Nietzsche
 Il crepuscolo degli idoli
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  Oziosità inattuali
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Quotes per Friedrich Nietzsche

La volontà di sistema è una mancanza di onestà.
Quando si acquista pratica degli affari, si dispregiano le teorie e ci si vale di esse come i geometri, non per procedere avanti in linea retta ma solo per mantenere la propria direzione. Non si tratta di seguire una teoria più o meno buona, ma di costruire con i materiali che si hanno, quanto più si è grandi, tanto meno si deve avere una volontà, sempre si è dipendenti dalle circostanze, e a queste bisogna sapersi adattare sapendole sfruttare. Se non si vuole morire occorre tutto dirigere o tutto impedire.  Il crepuscolo degli idoli

Noi non accusiamo la natura di immoralità, quando essa ci manda un temporale e ci bagna: perché diciamo immorale l'uomo che fa il male? Perché noi supponiamo qui una volontà libera, che regna capricciosamente, e lì necessità. Ma questa distinzione è un errore.

Proprio la cosa più piccola, più sommessa, più lieve, il fruscio di una lucertola, un soffio, un guizzo, uno sbatter di occhi. Di poco è fatta la miglior felicità.

Un solo scrittore conosco che per sincerità posso mettere allo stesso livello se non addirittura più in alto di Schopenhauer: Montaigne. Il solo fatto che un uomo simile abbia scritto, ha aumentato, in verità, la gioia di vivere su questa terra.

Aver incollato, per farne un unico libro, la Bibbia, il Libro in sé, questo Nuovo Testamento, una specie di rococò del gusto da ogni punto di vista, e il Vecchio Testamento: questa è forse la maggior impudenza e il maggior «peccato contro lo spirito» che l'Europa letteraria abbia sulla coscienza.