Tutti erano troppo occupati a guardarla sorridere
Parlava e parlava, gli disse come ci si fa strada nel cinema e come lei intendeva far carriera. Erano tutte sciocchezze. Mescolava consigli malcompresi pescati nei giornali di cinema con brani presi dalle riviste illustrate, integrando il tutto con le leggende che circondavano l’attività dei divi e dei magnati. Senza percepibile transizione, le possibilità diventavano probabilità e si concludevano in inevitabilità. Da principio s’interrompeva ogni tanto e aspettava che Claude le facesse eco con calorosi assensi, ma una volta lanciata tutte le sue domande si fecero retoriche e il fiume di parole prese a scorrere senza una pausa.
Nessuno degli uomini l’ascoltava veramente. Tutti erano troppo occupati a guardarla sorridere, fremere, sussurrare, indignarsi, incrociare e disincrociare le gambe, cacciar fuori la lingua, spalancare e socchiudere gli occhi, scuotere la testa in modo che i capelli platinati schizzavano contro la felpa rossa dello schienale della poltrona. Lo strano era che i suoi gesti, come i suoi atteggiamenti, non illustravano ciò che veramente andava dicendo. Erano quasi allo stato puro. Era come se il suo corpo sapesse quant’erano stupide le sue parole e cercasse di eccitare gli ascoltatori fino a privarli d’ogni senso critico. Quella notte la cosa riuscì; a nessuno passò per la testa di ridere di lei. Loro unico gesto fu di stringere il cerchio intorno a lei.

Crediti
 Nathanael West
 Il giorno della locusta
 SchieleArt •   •