Una volta aveva sognato che tutto il mondo era condannato a esser vittima di una tremenda, inaudita pestilenza, mai vista prima, che avanzava verso l’Europa dal fondo dell’Asia. Erano comparse certe nuove trichine, esseri microscopici che penetravano nel corpo umano. Gli uomini che le accoglievano dentro di sé diventavano subito indemoniati e pazzi, eppure non si erano mai creduti così intelligenti e infallibili come dopo il contagio. Mai avevano ritenuto più giusti i loro giudizi, le loro conclusioni scientifiche, le loro categorie e convinzioni morali.
Tutti vivevano nell’ansia e non si capivano a vicenda, ciascuno ritenendo di esser l’unico depositario della verità. Non sapevano chi e come giudicare, chi condannare e chi assolvere. Gli uomini si uccidevano tra loro, presi da una rabbia assurda e forsennata.(…) A volte la gente si radunava a gruppi; si mettevano d’accordo su qualcosa, giuravano di non separarsi più, ma subito dopo si mettevano a fare una cosa completamente diversa da quella che loro stessi avevano proposto e ricominciavano ad incolparsi reciprocamente, ad azzuffarsi e a scannarsi. Nel mondo intero, solo pochi uomini avevano potuto salvarsi, i puri e gli eletti predestinati a dar vita a una nuova razza umana e a un nuovo modo di vivere, a rinnovare e purificare la terra; ma nessuno aveva mai visto da nessuna parte questi uomini, nessuno aveva udito mai le loro parole e la loro voce.
Tutti vivevano nell’ansia
Crediti
Quotes per Fëdor Dostoevskij
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