Potrebbe non essere questione di clima o di energia, la sesta estinzione di massa sula pianeta Terra, ma di cibo. Intendiamoci, i sapiens sono una specie prepotente e invasiva, l’unica che adatta il mondo alle proprie esigenze invece di adattare sé stessi, per cui difficilmente si estinguerà completamente. Ma entrare in decisa sofferenza e allargare il cuneo sociale che divide i pochissimi benestanti da quelli che sopravvivono appena o crepano di fame, sete e stenti, quello sembra che ci stia riuscendo benissimo. E far entrare in sofferenza tutti gli altri viventi e gli ecosistemi è operazione che ci vede in prima linea da secoli. Come se fosse possibile una Terra abitata solo dai sapiens e dalle specie loro asservite o addomesticate, senza contesto naturale e senza relazioni biologiche di sistema. Un’assurdità che però sembriamo perseguire da tempo.
Tutto è dipeso dall’invenzione dell’agricoltura, che ha consentito per la prima volta nella storia naturale, a una specie, di uscire dal proprio ecosistema di appartenenza. Da quel momento le relazioni fra i sapiens e gli altri viventi sono totalmente cambiate. […] Dovunque un uomo agricoltore incontra un uomo cacciatore, quest’ultimo ha la peggio. Il territorio così si modifica indelebilmente, boschi e foreste vengono cancellati per far posto alle coltivazioni, la biodiversità si impoverisce e il numero degli uomini può solo fatalmente aumentare a dismisura. Tutto utilissimo per la specie Homo sapiens, esiziale per tutti gli altri.
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