Al mondo ci sono più idoli che realtà: è questo il mio «cattivo sguardo» per questo mondo, e questo è anche il mio «cattivo orecchio»… Porre qui, per una volta, domande col martello e, forse, udire per risposta quel famoso suono cupo che parla di visceri enfiati — che delizia per uno che, dietro le orecchie, ha ancora altre orecchie — per me vecchio psicologo e acchiappatopi, davanti a cui deve trovar voce proprio ciò che vorrebbe restare in silenzio… Anche questo scritto – il titolo lo dice – è soprattutto una ricreazione, una macchia di sole, un balzo nell’ozio di uno psicologo. Forse anche una nuova guerra? E si presta forse orecchio a nuovi idoli?… Questo piccolo scritto è una grande dichiarazione di guerra; e per quanto riguarda l’auscultare gli idoli, stavolta non sono idoli del nostro tempo, ma idoli eterni, ad esser qui toccati col martello come con un diapason — non esistono idoli più antichi, più convinti, più boriosi di questi… E neppure più vuoti… Ciò non impedisce che siano i più creduti; si dice anche, soprattutto nel caso più nobile, che non siano niente affatto idoli…
Una volta il filosofo Diogene stava cenando con un piatto di lenticchie. Per caso lo vide Aristippo, filosofo che passava la vita negli agi, trascorrendo i suoi giorni a corte e adulando il re.
Disse Aristippo: – Caro Diogene, se tu imparassi ad essere ossequioso con il re, non saresti costretto a dover vivere mangiando robaccia come quelle lenticchie. Al che Diogene gli rispose: – E se tu avessi imparato a vivere mangiando lenticchie, ora non saresti costretto ad adulare il re.
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