L’Autoritratto con Tavolozza (1905), custodito presso il Leopold Museum di Vienna (Inventario n. 470), non si presenta come un semplice esercizio accademico, bensì come un documento di inestimabile valore per la comprensione della genesi artistica di Egon Schiele. Quest’opera giovanile, realizzata intorno ai quindici anni, offre uno sguardo privilegiato sulle prime sperimentazioni e sulla precoce maturità del suo talento, rivelando un’innata predisposizione per l’autoritratto come strumento di autoanalisi e di affermazione della propria identità artistica. L’analisi dell’immagine rivela un giovane Schiele raffigurato a mezzo busto, con lo sguardo rivolto verso lo spettatore, in un atteggiamento composto e consapevole. La tavolozza, elemento centrale della composizione, è stretta tra le mani, posta in primo piano quasi a volerla offrire come simbolo del suo impegno con la pittura.
L’opera, realizzata con una tecnica mista che combina colore opaco, matita e carboncino nero su cartone (24,9 × 16,4 cm), testimonia una precoce padronanza dei mezzi espressivi. Il volto del giovane artista, delineato con tratti precisi e delicati, mostra una concentrazione intensa, quasi una serietà che contrasta con la sua giovane età. Gli occhi, grandi e scuri, fissano lo spettatore con uno sguardo diretto e penetrante, rivelando una profonda introspezione. L’abbigliamento, descritto come giacca/cappotto/mantello, suggerisce un tentativo di autorappresentazione formale e consapevole, quasi una dichiarazione d’intenti, un’affermazione della sua identità di artista. Le linee, presumibilmente delicate e precise, delineano i tratti del giovane artista con una certa attenzione al dettaglio, pur senza rinunciare a una certa immediatezza espressiva, che si manifesta soprattutto nella resa dei capelli e dello sfondo. L’uso del chiaroscuro, ottenuto attraverso la combinazione di diverse tecniche grafiche, contribuisce a dare volume alla figura e a creare un’atmosfera intima e introspettiva, accentuando il contrasto tra il volto illuminato e le zone in ombra. La tavolozza, dipinta con colori vivaci e ben definiti, diviene un elemento narrativo fondamentale, non solo un attributo del pittore, ma un vero e proprio simbolo della sua identità e della centralità della pittura nella sua vita, un presagio del suo futuro artistico. Lo sfondo neutro e indistinto concentra l’attenzione sulla figura e sulla tavolozza, isolando il giovane artista in uno spazio atemporale.
L’opera, catalogata come appartenente al Naturalismo/Realismo, riflette l’attenzione alla rappresentazione fedele del soggetto tipica di questa fase. Tuttavia, è già possibile intravedere una tendenza all’interpretazione personale e alla ricerca espressiva che si manifesteranno pienamente nel suo stile espressionista. I temi principali che emergono sono l’autoritratto come strumento di autoanalisi e di affermazione della propria identità artistica, la sperimentazione tecnica e la ricerca di un linguaggio espressivo personale. L’opera testimonia il precoce interesse di Schiele per l’autoanalisi e l’espressione di sé attraverso l’arte, rappresentando un importante documento della sua formazione e delle sue prime sperimentazioni. Le parole chiave man/boy self-portrait, self-portrait of artist, clothing (upper part of the body), palette, jacket/coat/cape confermano l’importanza dell’autoritratto e degli elementi che lo compongono per l’interpretazione dell’opera, sottolineando la centralità della figura umana e degli attributi che la definiscono.
La provenienza dell’opera, ben documentata dal Leopold Museum, ne accresce il valore storico e artistico, offrendo una traccia del suo percorso collezionistico. I proprietari precedenti, Eduard Weber (1905-1973) e il Dr. Rudolf Leopold (1973-1994), testimoniano l’interesse collezionistico per l’opera fin dalle sue origini, confermandone l’importanza nel panorama artistico. Il museo sottolinea l’importanza della ricerca di provenienza e invita a fornire ulteriori informazioni, dimostrando un impegno per la trasparenza e la completezza della documentazione, un approccio che valorizza la storia dell’opera e il suo contesto culturale. La menzione di un dossier di Michael Wladika del 31.12.2014 intitolato Egon Schiele. Selbstbildnis mit Palette 1905 indica ulteriori ricerche specifiche sull’opera, che contribuiscono ad approfondirne la conoscenza e la comprensione. Il lascito di quest’opera risiede nella sua capacità di testimoniare le origini del percorso artistico di Schiele, rivelando la precoce presenza di elementi che si svilupperanno pienamente nella sua produzione successiva, come l’intensità dello sguardo, l’attenzione alla figura umana e la capacità di esprimere emozioni attraverso il linguaggio visivo.
L’Autoritratto con Tavolozza del 1905 è una testimonianza preziosa della precoce maturità artistica di Egon Schiele, un’opera giovanile che contiene già i germi del suo genio espressivo e che anticipa il suo stile successivo, come l’attenzione per la figura umana e l’espressività del tratto.
Titolo: Autoritratto con Tavolozza
Titolo: Self-Portrait with Palette
Data: 1905
Tecnica: Colore opaco, matita, carboncino nero su cartone
Dimensioni: 24,9 × 16,4 cm
Collocazione Attuale: Leopold Museum, Vienna (Inventario n. 470). Non in esposizione.
Stile: Naturalismo / Realismo (fase giovanile)
Categoria: Opera grafica
Provenienza: Eduard Weber (1905-1973); Dr. Rudolf Leopold (1973-1994); Leopold Museum, Vienna (dal 1994)
Schiele rappresenta l'introspezione, il disagio e la bellezza distorta del suo tempo.
Jane Kallir SchieleEgon Schiele è il pittore più carnale in assoluto, i suoi dipinti sprizzano erotismo da tutti i pori, e per questo è unico, nessuno disegna il corpo vivo come lui.
Anna Maria TocchettoL'introspezione è un'attività che sta scomparendo. Sempre più persone, quando si trovano a fronteggiare momenti di solitudine nella propria auto, per strada o alla cassa del supermercato, invece di raccogliere i pensieri controllano se ci sono messaggi sul cellulare per avere qualche brandello di evidenza che dimostri loro che qualcuno, da qualche parte, forse li vuole o ha bisogno di loro.
Zygmunt BaumanIl 30.10.1918, ore 23, moriva Egon Schiele. Le ultime parole sono state: La guerra è finita - ed io devo andarmene. - I miei quadri dovranno essere esposti in tutti i musei del mondo! - I miei disegni saranno divisi tra voi e i miei amici! e potranno essere venduti dopo 10 anni... ? Il 31.10.2014, di Nicol Degli Innocenti Londra - Non ci sono opere di Egon Schiele nei musei britannici e fino ad oggi non c'è mai stata una mostra monografica non commerciale.
Egon SchielePer Egon Schiele, il disegno non era uno studio preparatorio, ma un campo di battaglia espressivo autonomo. La linea diventa un bisturi che incide la superficie per rivelare la tensione nervosa, la fragilità ossea e l'essenza psicologica del soggetto.
Jane Kallir Egon Schiele. L'opera grafica
Egon Schiele. Le origini del genio di Rudolf Leopold
Testo che esplora le prime opere di Schiele, come questo autoritratto. Leopold analizza la precoce padronanza tecnica e l’introspezione del giovane artista, evidenziando come l’opera del 1905 sia un punto di partenza per il suo stile unico e personale.
Il giovane Schiele di Alessandra Comini
Saggio sulla formazione di Schiele. Comini si concentra sull’autoritratto come mezzo di autoanalisi, descrivendo l’opera con la tavolozza come un manifesto della sua identità artistica, un passo verso l’espressionismo che lo renderà celebre.
L’arte dell’autoritratto di Laura Cumming
Studio sull’autoritratto nella storia dell’arte. Cumming dedica spazio a Schiele, vedendo nel 1905 un esempio di come il giovane usi la pittura per esplorare sé stesso, con la tavolozza che diventa simbolo della sua vocazione creativa.
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