Da cosa è stata caratterizzata tutta questa mia produzione in maniera assolutamente schematica e semplicistica? È stata caratterizzata prima di tutto da un istintivo, profondo odio contro lo stato in cui vivo. Dico proprio stato: e intendo dire stato di cose e stato nel senso politico della parola. Lo Stato capitalistico e piccolo-borghese che io ho cominciato ad odiare fin dall’infanzia. Naturalmente con l’odio non si fa nulla. Infatti non sono mai riuscito a scrivere una sola parola che descrivesse, si occupasse, denunciasse il tipo umano piccolo-borghese italiano. Il mio senso di repulsione è così forte che non riesco a scriverne. Quindi ho scritto nei miei romanzi soltanto di personaggi appartenenti al popolo. Io vivo, cioè, senza rapporto con la piccola borghesia italiana. Ho rapporti o con il popolo, o con gli intellettuali. La piccola borghesia sì, però, è riuscita ad avere rapporti con me. E li ha avuti attraverso i mezzi che ha in mano – cioè la magistratura e la polizia – e ha intentato una serie di processi alla mia opera, caratterizzata non solo dall’odio verso la borghesia, ma da una visione marxista delle cose, da un’analisi marxista della società.
Un istintivo odio contro lo Stato in cui vivo
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