Non è mai possibile dirimere tutte le gradevoli e sottili questioni sull’identità personale, e occorre piuttosto considerarle come difficoltà grammaticali invece che filosofiche. L’identità dipende dalle relazioni fra le idee; e queste relazioni producono l’identità, attraverso l’agevole passaggio a cui danno luogo. Ma siccome le relazioni, assieme alla facilità del passaggio, possono diminuire sensibilmente, noi non disponiamo di nessun criterio corretto con cui dirimere qualsiasi disputa sul momento in cui acquistano o perdono il diritto di assumere il titolo di identità. Tutte le contese sull’identità degli oggetti posti in relazione sono meramente verbali, a eccezione del caso in cui la relazione delle parti generasse una qualche finzione o un qualche immaginario principio d’unione. Ciò che ho detto sulla prima origine e sull’incertezza della nostra nozione di identità, applicata alla mente umana, si può estendere con una minima, se non nulla, variazione a quella della semplicità. Un oggetto, le cui diverse parti coesistenti siano legate insieme da una stretta relazione, agisce sull’immaginazione in modo estremamente simile a un oggetto semplice e indivisibile, e non richiede, per essere concepito, uno sforzo di pensiero molto maggiore. Per questa somiglianza di operazioni noi attribuiamo anche a esso la semplicità, e fingiamo un principio di unione a suo sostegno, e come centro di tutte le diverse parti e qualità dell’oggetto.
Un oggetto agisce sull’immaginazione
Crediti
Quotes per David Hume
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