Guerra giusta, Costituzione ingiusta? C’è infatti un intralcio, un problema etico e giuridico, rispetto all’assistenza militare che il nostro paese sta offrendo al popolo ucraino. E a mettersi per traverso sono le parole scolpite nell’articolo 11 della Carta costituzionale: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».
Quel verbo – «ripudia» – non fu scelto a caso. In Assemblea costituente qualcuno avrebbe preferito scrivere «condanna», qualcun altro «rinuncia». Ma la repulsione esprime un sentimento più netto, più definitivo. Vi traspare l’orrore di Auschwitz come della bomba di Hiroshima, vi riecheggia il dolore universale della guerra raffigurato da Picasso nel 1936, quando dipinse Guernica. Sicché i costituenti dissero: mai più.
L’unica guerra legittima è quella difensiva, quando il nemico t’entra in casa. Eppure, dagli anni Ottanta in poi, l’esercito italiano ha combattuto molte guerre oltre confine: in Libano, Somalia, Iraq, Bosnia, Afghanistan, Libia. E con i bombardamenti in Kosovo, nel 1999.
…c’e l’articolo 52 della Costituzione, secondo cui «La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino»… Già, ma per la difesa della Patria, non della Patria altrui…su quella falsariga dovremmo intervenire in ogni focolaio di guerra, dall’Africa all’Oriente. Insomma, può darsi che l’articolo 11 sia un pezzo d’antiquariato. Ma allora cambiamo la Costituzione, invece d’aggirarla.
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