Egon Schiele - Paesaggio con CorviPaesaggio con Corvi (1911) non si limita a una convenzionale rappresentazione paesaggistica, bensì si eleva a potente espressione della visione esistenziale di Egon Schiele sulla ciclicità ineluttabile della vita e sul legame indissolubile, quasi simbiotico, tra l’uomo e la natura. L’opera si configura come un’intensa meditazione sulla transitorietà e sulla presenza costante della morte nel ciclo naturale, filtrata attraverso il linguaggio espressivo e tormentato tipico di Schiele. L’analisi dell’immagine rivela una composizione che enfatizza con forza la contrapposizione tra uno stretto lembo di cielo, limitato e quasi oppresso dalle nubi, e l’immensa distesa di terra, che occupa la maggior parte dello spazio pittorico. Questa dicotomia genera un senso di oppressione, di radicamento al suolo, quasi di prigionia terrena, che pervade l’intera scena.

Il paesaggio si presenta austero e desolato, dominato da tonalità calde di marrone, ocra e verde spento, che evocano inequivocabilmente l’autunno, stagione di passaggio e di declino. Queste tonalità terrose, applicate con pennellate dense e materiche, conferiscono alla terra una consistenza quasi tattile, accentuandone la presenza imponente e quasi personificata. Uno stormo di corvi, neri e minacciosi, solca il cielo con traiettorie irregolari, creando un movimento inquieto che contrasta con la staticità del paesaggio sottostante. Questi uccelli, tradizionalmente associati alla morte e alla sventura nella cultura occidentale, fungono da presagio di imminente fine, aggiungendo un elemento di drammaticità e di angoscia alla composizione. Una recinzione che si sgretola, con pali inclinati e fili spezzati, funge da confine incerto tra terra e cielo, simboleggiando la fragilità della vita e il passaggio ineluttabile tra il mondo terreno, tangibile e limitato, e l’ignoto, vasto e incomprensibile. Questa recinzione, che non delimita né protegge, ma piuttosto mostra la sua precarietà, diviene metafora della condizione umana, sospesa tra la finitezza terrena e l’infinito ignoto. Una capanna storta, quasi inghiottita dalla terra, e un albero spoglio autunnale, con i rami protesi verso il cielo come braccia imploranti, si fondono con i colori caldi della terra, rappresentando l’interconnessione profonda tra vita e morte, tra natura e presenza umana. Questi elementi, ridotti a forme essenziali e quasi stilizzate, incarnano la precarietà dell’esistenza e la sua dipendenza dai cicli naturali. La terra, descritta nel testo come una costruzione di innumerevoli sfumature di marrone, domina la composizione, assumendo un ruolo centrale e quasi personificato. Questa personificazione della terra, che diviene un essere vivente con una propria identità e un proprio destino, riflette la visione panteistica della natura che caratterizza il pensiero di Schiele.

L’opera esplora temi centrali nell’arte di Schiele e dell’Espressionismo, quali il legame indissolubile e spesso conflittuale tra uomo e natura, la ciclicità della vita come susseguirsi ininterrotto di nascita, morte e rinascita, la morte come parte integrante del ciclo naturale, la transitorietà dell’esistenza e la sua precarietà, la visione panteistica della natura come forza vitale che pervade ogni cosa e l’Espressionismo come linguaggio per esprimere l’interiorità e le angosce dell’uomo moderno. Dipinto nel 1911, dopo il trasferimento di Schiele da Český Krumlov a Neulengbach, Paesaggio con Corvi riflette un periodo di intensa connessione con la natura, che diviene fonte di ispirazione e di riflessione esistenziale. Lo stormo di corvi che solca il cielo, come già accennato, è un chiaro presagio di morte e di imminente fine, simboli tradizionalmente associati a questi uccelli nella cultura occidentale. La recinzione che si sgretola simboleggia la fragilità della vita e il passaggio ineluttabile tra il mondo terreno e l’ignoto, tra il conosciuto e l’inconoscibile. La capanna storta e l’albero spoglio autunnale rappresentano l’interconnessione tra vita e morte, natura e presenza umana, sottolineando come l’uomo sia parte integrante del ciclo naturale e ne condivida il destino. In una lettera a Oskar Reichel del settembre 1911, Schiele esprime la sua visione panteistica della natura, percependo la terra come un essere vivente che respira, sente e si evolve. Questa visione ciclica, in cui creazione, decomposizione e rinnovamento si susseguono incessantemente, si riflette nel paesaggio dipinto, che diviene metafora della condizione umana e della sua connessione profonda con il mondo naturale. L’opera si inserisce pienamente nel contesto dell’Espressionismo, caratterizzato da una forte carica emotiva, dalla deformazione delle forme e dall’uso di colori intensi, che in Paesaggio con Corvi si traducono in una rappresentazione intensa e suggestiva di un paesaggio carico di significati simbolici.

Paesaggio con Corvi trascende, dunque, la semplice rappresentazione di un luogo fisico per diventare un’espressione potente della visione esistenziale di Schiele sulla ciclicità della vita e sulla profonda connessione tra uomo e natura. Attraverso l’uso di simboli evocativi, una tavolozza cromatica intensa e una composizione carica di tensione emotiva, l’opera trasmette un senso di malinconia e transitorietà, invitando lo spettatore a riflettere sul significato dell’esistenza e sul suo legame indissolubile con il mondo naturale. Il lascito di quest’opera risiede nella sua capacità di trasformare un paesaggio in uno specchio dell’anima, un luogo in cui si incontrano la natura e la riflessione esistenziale, la concretezza della terra e l’immensità del cielo, la vita e la morte.

Specifiche di base
Riepilogo
Crediti
 Joe Conta
 Analisi critica delle opere di Egon Schiele
 SchieleArt •  Paesaggio con Corvi • 



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  • L'essere religioso ⋯ Ciò che stupisce nella religiosità degli antichi Greci è l'illimitata pienezza di gratitudine, che da essa emana - è un genere nobilissimo di quello che sta così dinnanzi alla natura e alla vita! - più tardi, quando in Grecia la plebe prende il sopravvento, la paura arriva a soffocare anche la religione; e il cristianesimo si stava preparando.
     Friedrich Nietzsche    Al di là del bene e del male

  • Il problema di Socrate ⋯ — Ha capito ciò lui stesso, egli che è stato il più prudente tra coloro che si autoingannarono? Se lo è finalmente detto, nella saggezza del suo coraggio verso la morte?... Socrate voleva morire: — non fu Atene, fu egli stesso che si diede la cicuta, egli forzò Atene alla cicuta... «Socrate non è un medico, si disse egli piano: qui solo la morte guarisce... Socrate soltanto fu molto tempo malato...»
     Friedrich Nietzsche    Il crepuscolo degli idoli

  • Forse il male più diffuso è la visione Occidentale dell'uomo e della natura. Tra di noi, è diffusa la convinzione che l'uomo sia distinto dalla natura, superiore ad essa; ancor più, l'evoluzione è un processo per creare l'uomo e porlo all'apice della piramide cosmica. Egli vede la Terra come un tesoro che può saccheggiare a piacere. E, in effetti, il comportamento delle genti Occidentali, in modo particolarmente evidente a partire dall'avvento della Rivoluzione Industriale, fornisce una prova incontrovertibile a favore di questa asserzione.
     Ian McHarg  

  • Non c'è un solo frammento isolato in tutta la natura, ogni frammento fa parte di un'unità armoniosa e completa.
     John Muir  

  • Anche queste immagini dipinte vicino al mare, con pieno sole, che potrebbero essere delle immagini piene di tranquillità... persino in queste immagini c'è lo stesso sapore disperato. È un'immagine incredibile, con le persone tutte sedute sulle sdraio davanti a una casa come se stessero prendendo il sole; ma anche lì c'è... è come se tutti fossero in attesa della morte; c'è qualcosa di disperato in questo quadro.
     Wim Wenders    La toile blanche d'Edward Hopper

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