Le storie secondo cui nelle cantine dell’albergo Edelweiss o dell’Alpenrose giacerebbero mucchi di manoscritti polverosi di Nietzsche, sono certamente false. Se qualcosa di simile corrispondesse a verità, gli studiosi li avrebbero scovati da tempo. Ma bisogna pur lasciare aperta la speranza che del materiale inedito consenta di comporre la controversia tra Lama e Schlechta. In compenso qualche anno fa venni a sapere che il direttore dell’opulenta drogheria locale, il signor Zuan, aveva conosciuto Nietzsche. Herbert Marcuse e io andammo a trovarlo e fummo amabilmente ricevuti in una specie di ufficio privato. Effettivamente il signor Zuan ricordava qualcosa. Richiesto di maggiori particolari, raccontò che Nietzsche soleva portare sia con la pioggia sia col bel tempo un parasole rosso – è probabile che sperasse di evitare in tal modo i suoi mali di testa. Una banda di ragazzi, di cui anche il signor Zuan aveva fatto parte, si divertiva a mettere dei sassolini nelle pieghe dell’ombrello chiuso, di modo che appena veniva aperto cadessero sul suo proprietario. Che avrebbe rincorso i ragazzi minacciandoli con l’ombrello alzato, senza però mai riuscire ad acchiapparli. Pensammo in che difficile situazione dovesse essersi trovato quell’uomo sofferente che inseguiva invano i suoi persecutori e alla fine, poiché rappresentavano la vita contro lo spirito, magari era anche costretto a dar loro ragione; a meno che l’esperienza della reale mancanza di pietà non l’abbia trascinato in qualche filosofema. Altri particolari il signor Zuan non seppe fornirci, sarebbe però stato ben felice di riferirci la visita della regina Vittoria, e rimase leggermente deluso del fatto che non mostrassimo altrettanto interesse. Nel frattempo il signor Zuan ultranovantenne, è morto.
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