Una finestra, un molo

L’insegnamento è possibile solo nell’andirivieni dell’essere-pensiero, in quel passaggio, che non tiene in alcun conto, chi, insegna a chi… pura energia che concede e non trattiene… e allora, quanto ci concediamo o tratteniamo, quanto siamo disposti a condividere e semmai lasciare il posto a chi ci subentra, insegnando con ciò, altresì, mai a subentrare? Si dice che ci sia chi è predisposto all’insegnamento e chi no, ma se predisposizione c’è, non riguarda solo questo, ma denuncia un certo modo di essere in ogni ambito. Solitamente, e in generale, l’insegnamento con cui spesso abbiamo a che fare, proviene da un sapere che non è Essere, ma un accumulo di nozioni memorizzate, che è il sostegno di chi le possiede, in quanto, di possesso si tratta, e mai di reale conoscenza; ragion per cui, nessuno ci sta a devolvere ciò che lo mantiene in potenza, poiché sente, anche non pensandolo propriamente, che così facendo, tornerebbe ad essere quella necessità dell’impotenza, già conosciuta a suo tempo e da sempre temuta. E così, si forniscono nozioni, le stesse magari faticosamente acquisite, e poi che si arrangino, come del resto ci si è arrangiati, immersi in questa faticosa realtà, dove a passare sono solo i concetti, sempre bene attenti poi, che quella divisione non sia intaccata e con essa, il circolo vizioso. Eccoli allora in situazione, il genitore e il figlio, il maestro e l’allievo, comunque sempre un superiore e un inferiore immaginario, per quel pensiero che non si fa mai altro da sé, seppur nel suo essere diviso, e che poi, anche a volerlo, neanche lo potrebbe, proprio per quell’insicurezza insita nella stessa frammentazione. In questo modo però, non possono esserci quel passaggio effettivo e reale insegnamento, che avvengono solo ed esclusivamente, attraverso la trasmissione del proprio essere, che nel concedersi fa sì, che anche l’altro sia, a tutti gli effetti, lo stesso e solo essere-pensiero. La vita e la morte si giocano qui, in questo movimento, che è tutto un prendere e lasciare, e che comunque un giorno, volente o nolente, sarà definitivo, nello specifico dello stesso ente; e la differenza sarà senz’altro, fra chi resta nell’essere del suo insegnamento, e chi non sarà mai più, in quanto, non ha lasciato niente di sé, ma soltanto inutili e anonime nozioni.

Una finestra, un molo

Non abbandoniamo il Tempo al suo corso
tumorale, prendiamo possesso delle sue
inquietanti traiettorie le nostre passioni
battono destinazioni ignote e sapremo
allora quanto vale l’essere qui e non altrove.

Le Tavole sono imbandite da Tarocchi straniati
che fanno l’occhiolino ai presagi e agli epitaffi.
Le carte impazzano, danzano con la mia ombra,
perché non leggano, sazie del giudizio, il tuo delirio!