Intanto è chiaro il suo ultimo intento: ti sta pregando di prendere l’accetta e fare altrettanto con lui, di toglierlo dal ridicolo del suo specchio compiacente e deformante, di dargli gli occhi per vedersi come da solo non potrà mai. Vuole l’unico sentimento che può competere con l’amore carnale: l’amore intellettuale, amore che non ammette sconti, rimozioni, infingimenti. L’amicizia è un incontro a armi pari e è stucchevole rispondere con un abbraccio a uno scontro aperto, e per un amico si combatte all’ultimo sangue: innanzitutto contro di lui.Un amico che non ti apre gli occhi sulle sabbie mobile dell’equilibrio raggiunto grazie ai tanti rami morti da cui penzoli come un imminente impiccato aggrappato con tutte le forze dei tuoi pugni al nodo scorsoio per trattenerne lo strappo finale che amico è? Un amico che in dono non ti porta l’accetta per tagliare quei rami morti e la crisi cui hai diritto per sanare il tuo male che amico è?
E comunque io non credo all’amicizia tra chi ha letto le tremila opere fondamentali da duemilacinquecento anni a oggi e chi si è fermato all’abbecedario, non perché l’uno sia più colto e l’altro più ignorante: il primo dimostra di sapersene restare da solo anche per le prossime diecimila ore senza fare danni all’umanità, il secondo si sentirà trascurato e può solo disturbare per richiamare la tua attenzione quando non è roba sua; per non dire dello scoramento politico che mi causa dopo un po’ la gente che non ha letto niente o ha letto male…o che anteporrebbe Stephen King a Edgar Allan Poe, se sapesse chi è, e una Parodi a una delle sorelle Brontë, sempre sia stato informato che Cime Tempestose non è una ricetta di cime di rapa alla puttanesca che più piccante non si può… be’, tutta questa marmaglia di sfoglia tori di canovacci culinari e sessisti chiamati noir mi annoia a morte e la noia, se è tollerabile e anzi è la ciliegina sulla torta in un amore carnale che diventa man mano amore per la solita minestra, in uno intellettuale porta alla separazione irreversibile perché l’intelletto dovrebbe saper allestire pietanze variegate e sempre sorprendenti e lasciare la solita minestra a chi sta assieme non certo illuminato dalla luce della ragione ma dalla pila a batterie delle convenzioni, della convenienza, dell’attrazione sessuale nel suo veloce e inammissibile esaurimento – dovrei aprire una parentesi su coloro che dopo anni che ci si vede credono di sapere molto di me e non hanno mai aperto una mia opera, sono i più saccenti e noiosi di tutti e alla fine, per nascondere il sottile disprezzo che mi causano, smetto di vederli del tutto senza spiegazioni prima che il disprezzo, sempre più spesso, si trasformi in una nausea irrefrenabile: liberi di non leggermi loro, libero di disfarmene io.

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