Verità e realtà, vi è tra loro qualche connessione o sono piuttosto indipendenti? Sono eternamente separate, o sono solamente proiezioni del pensiero? E se non ci fosse l’intervento del pensiero, esisterebbe la realtà?
Realtà viene da res, cosa, e tutto quello su cui il pensiero interviene o riflette o che inventa, è realtà. Il pensiero è l’equivalente della coscienza nella sua forma basilare, inclusi sentimento, desiderio, volontà e reazione. Ora, c’è il pensiero, c’è la nostra coscienza, e c’è la cosa di cui siamo coscienti, e il pensiero però, non è la cosa. Vogliamo scoprire la differenza tra verità e realtà. Qualunque cosa il pensiero pensi, in modo ragionevole oppure no, è una realtà, che sia distorta dunque o ragionata con chiarezza, sempre di una realtà si tratta, che però, non ha niente a che vedere con la verità. Tutte le cose sono in relazione in un sistema di reciproco condizionamento che chiamiamo influenza. Ciò è evidente nella fisica, i pianeti si influenzano tra loro, così gli atomi, e possiamo considerare anche il pensiero e la coscienza come parte di questa catena di influenze. Così, ogni cosa può influenzare la coscienza e questa a sua volta può agire in senso inverso e influenzare la forma delle cose, nel momento in cui creiamo gli oggetti. Ecco che allora possiamo dire che tutto è realtà e quindi, anche il pensiero è reale, e possiamo considerare la coscienza umana come il suo contenuto, cioè il sapere: un confuso miscuglio in parte irrazionale e in parte giusto. Ora, può questa coscienza comprendere avere in sé la verità? No, non può, perché è attraversata dalla contraddizione, e non è che confonde ogni cosa, come si è soliti pensare nella divisione, ma è essa stessa confusione. Uno dei problemi focali della confusione è che quando la coscienza riflette su se stessa, la riflessione ha questo carattere: è come se ci fosse uno specchio e la coscienza guardasse se stessa per mezzo di questo, che la riflette come se fosse una realtà indipendente e non coscienza. E dunque, l’azione intrapresa dalla coscienza non può che essere erronea, in quanto, cerca di dare impulso a questa realtà che appare indipendente, ma poiché non lo è, tutto ciò, non può che creare solo confusione. Perciò, visto che questa coscienza riflette erroneamente se stessa come indipendente dal pensiero, quel che serve è, in un certo senso, di disinserire l’energia della coscienza, questa coscienza che è il“me, poiché, è lo stesso contenuto a creare la propria energia. Nel momento in cui sono in contraddizione, è proprio tale contraddizione che mi da vitalità. Quando ho desideri contrastanti ho energia, lotto. È il desiderio dunque che crea energia, non Dio, né qualcosa di molto profondo. Tanti si servono di questo trucco. Dicono che c’è un agente esteriore, una energia più profonda, ma così, si torna indietro. Io mi rendo conto dell’energia della contraddizione, del desiderio, della volontà, della ricerca, del piacere; tutto quanto è contenuto nella mia coscienza, che è la mia coscienza, e crea energia. Posso anche dire, Traggo energia dal profondo, ma è pur sempre realtà. Energia questa, a molti livelli, energia frammentata, diversa da quella della verità, che è senza fine, poiché non incontra attriti.
Tratto da un dialogo fra David Bohm e Jiddu Krishnamurti
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