Critica all'altruismo tradizionaleAyn Rand offre una critica incisiva all’altruismo tradizionale, definendolo come un sistema morale che esige sacrifici personali per il beneficio degli altri. Secondo Rand, l’altruismo, inteso come la dottrina che promuove l’idea che il bene degli altri debba avere la precedenza su quello dell’individuo, rappresenta una minaccia sia alla libertà individuale che alla vera felicità. Questa critica non è solo una questione di preferenza personale, ma un’analisi profonda delle implicazioni etiche e sociali dell’altruismo.

In primo luogo, Rand sostiene che l’altruismo promuove una cultura di schiavitù morale. Quando gli individui sono indotti a sacrificare i propri interessi e valori per il bene degli altri, si crea una dinamica in cui la propria vita e felicità sono subordinate a quelle degli altri. Questo non solo mina la dignità umana, ma crea anche una società in cui l’individuo è visto come un mero strumento al servizio del bene collettivo. In tale contesto, l’egoismo razionale diventa un atto di ribellione contro questa schiavitù morale, in quanto afferma il diritto dell’individuo di vivere per sé stesso.

Inoltre, Rand argomenta che l’altruismo tradizionale ignora la natura razionale dell’uomo. Gli esseri umani sono creature pensanti e attive, e la loro sopravvivenza e prosperità dipendono dalla capacità di prendere decisioni razionali e di perseguire i propri interessi. L’altruismo, con la sua enfasi sul sacrificio, incoraggia una forma di passività e di dipendenza che è contraria all’essenza stessa della natura umana. Rand sostiene che la vera moralità deve incoraggiare l’autosufficienza e l’iniziativa personale, non l’autoannullamento.

In aggiunta, l’altruismo crea un paradosso morale: se tutti gli individui sono obbligati a sacrificarsi per il bene degli altri, chi beneficerà realmente da tali sacrifici? Rand mette in discussione l’efficacia di un sistema che chiede a tutti di rinunciare ai propri desideri e obiettivi in favore degli altri. Questo non porta a una società più giusta, ma piuttosto a un ambiente in cui il risentimento e la frustrazione possono prosperare. Quando gli individui sono costretti a sacrificarsi, si crea una tensione che mina le relazioni interpersonali e il benessere collettivo.

Rand propone invece una visione di moralità basata sull’egoismo razionale, in cui gli individui sono incoraggiati a perseguire i propri interessi autentici in modo che possano contribuire positivamente alla società. Quando le persone vivono per sé stesse e realizzano le proprie potenzialità, non solo migliorano la propria vita, ma possono anche offrire un valore agli altri in modo genuino e volontario. Le relazioni interpersonali diventano quindi scelte consapevoli, basate su valori condivisi e rispetto reciproco, piuttosto che obblighi imposti.

Infine, Rand sottolinea che l’altruismo tradizionale ha portato a una serie di conseguenze negative nella società, come l’apatia, il senso di colpa e la svalutazione dell’individuo. Quando l’idea di sacrificio è elevata a valore supremo, si crea una cultura in cui l’autoaffermazione e La ricerca della felicità personale sono viste come egoistiche o immorali. Questa inversione dei valori non solo danneggia gli individui, ma ostacola anche il progresso sociale e culturale.

In conclusione, la critica di Rand all’altruismo tradizionale è un invito a riconsiderare le nostre idee sulla moralità e sul ruolo dell’individuo nella società. Sostenendo l’egoismo razionale come principio fondamentale, Rand ci incoraggia a vivere per noi stessi e a perseguire i nostri valori, contribuendo così a una società in cui la dignità e la libertà individuale sono rispettate e celebrate.

Crediti
 Autori Vari
  Pubblicato in Italia nel mese di ottobre 1993 dalla casa editrice Einaudi
  Sinossi del libro 'La virtù dell'egoismo' di Ayn Rand
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