Vita positiva, affermativa
Spinoza eleva un’immagine di vita positiva, affermativa, contro i simulacri di cui gli uomini si accontentano.
Non solo se ne contentano: ma l’uomo che ha in odio la vita, che se ne vergogna, l’uomo dell’autodistruzione che moltiplica i culti della morte, che fonda la sacra unione del tiranno con lo schiavo, il prete, il giudice e il guerriero, sono sempre impegnati a perseguitare la vita, a mutilarla, a farla morire a fuoco rapido o lento, a mascherarla o a soffocarla con leggi, proprietà, doveri, autorità: ecco ciò che Spinoza diagnostica nel mondo, questo tradimento dell’universo e dell’uomo.
Il suo biografo Colerus riporta che amava i combattimenti di ragni: «Cercava dei ragni che faceva combattere insieme, o delle mosche che gettava nella tela del ragno, e stava poi a guardare quella battaglia con tanto gusto che talvolta scoppiava a ridere».
Il fatto è che gli animali ci insegnano se non altro il carattere irriducibilmente esteriore della morte. Loro non la portano dentro, benché si diano la morte necessariamente gli uni con gli altri: la morte in quanto cattivo incontro inevitabile nell’ordine delle esistenze naturali.
Ma essi non hanno mai inventato questa morte interiore, questo sadomasochismo universale dello schiavo-tiranno.

Crediti
 Gilles Deleuze
 Spinoza - Filosofia Pratica
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Quotes per Gilles Deleuze

Appartiene essenzialmente al masochismo l'esperienza dell'attesa e della sospensione. Le scene masochiste comportano veri riti di sospensione fisica, di legatura, di agganciamento, crocifissione. La sospensione masochiana è essenzialmente differimento, attesa. Abbiamo accennato al fatto che non è in sé la frustata o il tacco che colpisce ad incantare i personaggi masochiani, quanto il momento che li precede, l'aspettativa del dolore. Masochista è colui che vive l'attesa allo stato puro.

Qual è il rapporto tra l'opera d'arte e la comunicazione? Nessuno, nessuno. L'opera d'arte non è uno strumento di comunicazione. L'opera d'arte non ha nulla a che fare con la comunicazione. In compenso c'è un'affinità fondamentale tra l'opera d'arte e l'atto di resistenza. Allora lì sì, che ha qualcosa a che fare con l'informazione e con la comunicazione, a titolo di atto di resistenza.

Quasi mi vergogno a dire certe cose… Proust l'ha detto e in modo bello: io non desidero una donna, io desidero anche il paesaggio che è contenuto in quella donna, un paesaggio che forse neanche conosco, ma che intuisco, e finché non ho sviluppato questo paesaggio che l'avviluppa io non sarò contento, cioè il mio desiderio non sarà compiuto, resterà insoddisfatto.

Il giusto modo di leggere oggi, è quello di porsi di fronte a un libro così come si ascolta un disco, come si guarda un film, come si sente una canzone: ogni atteggiamento di fronte a un libro che richieda per esso un rispetto speciale, un'attenzione di altra sorta, è qualcosa che giunge da un'altra epoca e che condanna definitivamente il libro.

La parola, la comunicazione, sono fradice. Sono interamente penetrate dal denaro: non accidentalmente, ma essenzialmente. È necessario un dirottamento della parola. Creare è sempre stato altro dal comunicare. L'importante sarà forse creare dei vacuoli di non-comunicazione, degli interruttori, per sfuggire al controllo.