Crouching Nude Girl

Fu la vista della Morte che portò Jung ad assaporare la gioia delle piccole cose. Andò anche oltre assaporando la gioia delle cose più basse e incresciose: battone formose e laide animarono le sue pareti con schiamazzi di strada, urla di ubriachi e calici di vino tintinnanti. Ma non si deve essere maliziosi e pensare che l’abbia fatto sul serio. Questo fu l’esito di una serie di incontri visionari con personaggi come il Rosso (il Diavolo), Ammonio (l’uomo di Dio) e appunto la Morte. Già con il Rosso aveva avvertito una inconsueta gioia primaverile e con Ammonio capì che la vera saggezza è quella che si impara stando in mezzo agli uomini. Assestò così un colpo ai suoi ideali di sapienza elevata ed astratta, e dopo essere stato al freddo cospetto della Morte discese nella situazione bassa già descritta fino a destarsi rinnovato e pronto verso un nuovo cammino liberato dal peso di virtù e vizi.
Mettendo in crisi i suoi ideali infatti Jung mise in crisi anche i suoi vizi nascosti, dal momento che le virtù spinte all’eccesso stringono un segreto legame con i vizi. Un ideale praticato ossessivamente infatti ottiene l’opposto di quel che vuole perseguire. Gli estremi si toccano, dice il proverbio. È quello che accadde ad Ammonio ed al Rosso. Dopo aver incontrato Jung, il solitario ed eremita Ammonio fondò un monastero insieme ad altri, e con la vicinanza dei suoi fratelli risvegliò l’interesse per le messi dei campi e le tavole imbandite, fino a viaggiare fino a Napoli e imbruttirsi in bagordi in compagnia di donne. Il Rosso, dal canto suo, si ritirò in un convento, divenne un religioso fervente e arrivò a riformare la liturgia della Chiesa. Con l’approvazione del vescovo introdusse la danza nelle cerimonie contagiando i fratelli e l’intera comunità. Si produsse in una danza religiosa inarrestabile che lo portò spaventato fino a Napoli, dove sentì di non dare nell’occhio mescolato tra la gente.
Qui i due si incontrarono e, vedendo ognuno l’abbruttimento dell’altro, arrivarono a una presa di coscienza. Ritornati in carreggiata strinsero amicizia, ma un’amicizia insincera, di convenienza: Che cosa si deve fare? Ci vuole anche il Diavolo per incutere timore alla gente disse Ammonio. E per me è necessario scendere a patti col clero, altrimenti perdo la mia clientela, disse il Rosso. In sostanza una forzatura e un’alleanza innaturale: il sacro e il profano che vanno a braccetto (viene in mente il parroco ligure dipinto da De André, che in processione con la Vergine in prima fila e Bocca di rosa poco lontano si porta a spasso per il paese l’amore sacro e l’amor profano). La visione di quella strana coppia trovò quindi sfondo nella Napoli detta tra sacro e profano, nella città dove storicamente vizi e virtù finiscono messi in maschera e festeggiati a carnevale, come da sempre accade per le cose più belle e le migliori così come le più brutte e le peggiori scrive Jung.
Ma Jung fu senz’altro anche colpito dalle parole di Miss Miller, la giovane poetessa che aveva esaminato pochi anni prima nella sua prima grande Opera (Simboli della trasformazione): Vedi Napoli e poi muori scrisse una volta la giovane citando il famoso detto. La ragazza raccontò che in un viaggio per mare verso Napoli, dopo essere rimasta fortemente affascinata dal canto di un ufficiale di bordo italiano dai baffi neri, prese a sentirsi così male che le venne la paura di invertire il detto, morendo prima di aver visto Napoli. Vedi Napoli e poi muori è una nota massima di Goethe (carissimo a Jung) presente nelle sue memorie intitolate Viaggio in Italia. Goethe, dopo un lungo soggiorno nella città partenopea, fu colpito da un profondo malessere mentre ritornava controvoglia in Germania. A Napoli aveva conosciuto un altro tipo di approccio alla vita, un modo diverso di intendere l’esistenza, una vita senz’affanni dove però, contrariamente a quanto aveva sentito dire, non vide mai qualcuno inoperoso, e dove la gente viveva in strada fino all’ultimo raggio di sole.
È come se Jung avesse realizzato la fantasia di Miss Miller: dopo aver visto la Morte vide Napoli. Dopo aver dato un colpo letale ai suoi ideali e averli ridotti in rovine si sentì mutato, con la forma di un folletto verdeggiante capace di vivere senza mondo né spirito, né bello né brutto, né buono né cattivo, semplicemente vivo. Rimase ancora una volta lontano dagli uomini, non uomo ma natura, ma questa volta finalmente senza i cani riottosi dei suoi pensieri (Liber primus), senza quei cani dei suoi ideali. Pose silenzio tra le ambizioni dell’Io e i bisogni dell’inconscio, superando il conflitto tra doveri (vedi il suo Aion), doveri verso la coscienza e doveri verso l’inconscio (riguardo a questi ultimi, chissà quante ne avevano combinate lui e la sua amante Tony Wolff, ma è solo un pensiero malizioso). Si sentì un folletto arboreo, un essere puramente naturale, ma fuori posto nel mondo umano, dove i giudizi degli altri, reali o meno, pesano sempre più del dovuto e fanno di noi ogni volta cani buoni o cani cattivi, in un batter d’occhio. Vivere da uomo pare impresa quasi impossibile scrive Jung. Nei passi finali di questo capitolo si sente con una forza disarmante il desiderio sofferto di Jung di trovare una solida forma umana, che non lo lasci esposto a quei continui adattamenti camaleontici che il vivere comune vuole strappare alla vera personalità; si avverte tutta la sua speranza di arrivare a conquistare una natura solare che tragga da sé stessa luce e forza.
Su questa via nessuno mi segue, e non incrocio la strada di nessuno. Sono solo, ma colmo la solitudine con il mio vivere. Basto a me stesso come uomo, rumore, intrattenimento, conforto e aiuto. E procedo verso il lontano Oriente. Non che io sappia quale potrà essere la mia meta remota. Scorgo dinanzi a me azzurri orizzonti: mi bastano come traguardo. Mi affretto verso Oriente, verso il luogo in cui sorgerò. Voglio la mia alba.

Crediti
 Carl Gusatav Jung
 Il libro rosso
 SchieleArt • Heritage Images Crouching Nude Girl • 1914




Quotes per Carl Gustav Jung

Abbiamo una paura profonda come un abisso della laidezza del nostro inconscio personale: per questo l'europeo preferisce dire agli altri come dovrebbero agire. Non possiamo concepire come il miglioramento del tutto cominci dall'individuo, ivi compreso sé stesso. Molti pensano che sia dannoso gettare, anche una sola volta, uno sguardo dentro di sé. Questo ci rende malinconici come un giorno mi ha assicurato un teologo.  L'âme et la vie

Sicuramente ci sono persone che non temono di affermare: “L'inconscio non ha segreti per me; lo conosco come le mie tasche!”. Io rispondo loro: 'Lei ha forse percorso tutta la sua coscienza, ma ignora completamente il suo inconscio, poiché l'inconscio è veramente inconscio; esso è precisamente ciò che non conosciamo'.

Tutto ciò che è visibile è in realtà solo una parte della verità. La verità più profonda non è visibile e non può essere espressa a parole.  Il Libro Rosso

La gente mi accusa di avere un atteggiamento troppo neutro nei confronti delle convinzioni religiose, e questo perché dico che, se qualcuno vuole rimanersene nell'ovile della Chiesa Cattolica, lo si lasci pure lì. Molti vedono in tutto ciò una contraddizione, ma in realtà la contraddizione non esiste. Alcuni preferiscono venti gradi, altri ventidue. E perché no? Che li abbiano pure. Ad alcuni non piace mangiare carne, altri non possono farne a meno.  Seminari sullo Zarathustra di Nietzsche

C'era sempre, nel mio intimo, la sensazione della presenza di qualche cosa di diverso da me stesso: come un soffio che spirasse dal grande mondo delle stelle e dallo spazio infinito; come uno spirito invisibile, lo spirito di qualcuno scomparso da molto tempo, eppure eternamente presente, fin nel lontano futuro.  Ricordi, Sogni, Riflessioni