Non è proibito volere la tenerezza, volersi unici per qualcuno, chiedere: mi vuoi bene? è come chiedere: ci sono per te? Sono al mondo? Resti con me, a fare mondo insieme? Che male c’è? Purtroppo abbiamo il mito dell’autonomia, dell’orgoglio, del faccio tutto da me. Io ho bisogno degli altri e questo bisogno mi fa paura, ma lo sento lo stesso. Siamo interdipendenti, come lo è la pioggia dalla terra e dalle nuvole, come gli alberi dalle radici e dal cielo, come gli animali dal bosco e dagli altri animali, come tutto fa parte di tutto. Un lavoro a maglia è l’universo e ognuno di noi è un punto: che male c’è, se chiediamo all’altro punto, di fare maglia insieme? Se non lo facessimo, al nostro posto, ci sarebbe un buco.
Quotes per Chandra Livia CandianiUna buona pratica preliminare di qualunque altra è la pratica della meraviglia.
Esercitarsi a non sapere e meravigliarsi.
Guardarsi attorno e lasciar andare il concetto di albero, strada, casa, mare e guardare con sguardo che ignora il risaputo.
Esercitare la meraviglia cura il cuore malato che ha potuto esercitare solo la paura.
Non fare parole né fiori
non dire mezzanotte né torna presto
non aggiudicarsi malanni
restare in bilico come fa la pioggia
sui fili del bucato come una
nuvola deserta, contare momenti magnifici
sulle dita, assaporarli come semi sconosciuti
e chinarsi fino a terra chinarsi e chinarsi
fino a essere polvere. Ecco, sei salva.
Bisogna salvare le ferite. Non lasciarle sole, sperdute nell'idea fissa della medicazione e della guarigione. Bisogna interrogare le ferite e aspettare le risposte. La risposta alla ferita siamo noi. I nostri gesti, le nostre possibilità accolte o respinte, i tremori e gli assalti rispondono tutti alle ferite. Perdere una ferita significa perdere una segnaletica importante per un viaggio dentro le orme dell'esistenza, un viaggio che ci accomuna e ci distingue, ci fa cantati, cantati dalla vita cruda. Questo immenso non sapere
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