Il genio del cuore che fa tacere ogni chiasso e ogni compiacenza e che insegna ad ascoltare, che liscia le anime ruvide e dà loro da assaggiare una nuova voglia, quella di stare in silenzio come uno specchio nel quale si rispecchia il cielo profondo; il genio del cuore che insegna alla mano maldestra e precipitosa ad esitare e ad afferrare con garbo; che intuisce il tesoro nascosto e dimenticato, la goccia di bontà e di dolce spiritualità sotto torbido e spesso ghiaccio, e che è una bacchetta di rabdomante per ogni goccia d’oro che è rimasta a lungo sepolta nel carcere di molto fango e sabbia. Il genio del cuore dal contatto con il quale ciascuno si allontana arricchito, non graziato e stupefatto, non beneficato e oppresso da una bontà estranea, ma ricco in sé stesso, a sé stesso più nuovo di prima, aperto, sfiorato e spiato da un vento che sgela, forse più insicuro, più delicato, più fragile, più infranto, ma pieno di speranze che non hanno ancora nome, pieno di nuova volontà e flusso, pieno di nuova riluttanza e riflusso…
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