Principi politici critici

I principi normativi politici (che sussumono i principi critico-etici nel campo politico) costituiscono dall’interno il potere politico (come potere del popolo: potentia e come esercizio delegato del potere a partire dalle istituzioni: potestas). Ma come ogni sistema politico non può mai essere perfetto (sarebbe necessario un tempo infinito, intelligenza e volontà illimitate, ecc.), produce inevitabilmente effetti negativi nel miglior caso non-intenzionali; cioè, l’effetto negativo politico è un errore; si possono ignorare gli errori (lo fanno i politici ingiusti, che sono sprofondati nella loro cecità) o li si riconosce e si correggono (come fanno i grandi politici). In tutti i modi, ci sono membri della comunità che soffrono nella loro corporalità vivente (come dolore, umiliazione, insoddisfazione e finanche la morte) questi effetti: sono le vittime delle ingiustizie politiche; possono essere oppressi o esclusi; sono i marginali, le classi sfruttate, i gruppi dominati, i settori che formano parte del popolo. Queste vittime sono vittime perché non possono vivere pienamente (momento materiale); perché sono state escluse dalla partecipazione alle decisioni che soffrono (momento formale di non legittimità), e perché manifestano nella propria sofferenza o rivendicazione insoddisfatta che il sistema non è efficace (almeno riguardo a questi gruppi di vittime).
I principi normativi critici sono in primo luogo negativi, in riferimento a una positività ingiusta. Essendo il sistema vigente (il dato, il positivo per dirla con M. Horkheimer) quello che produce queste vittime (il negativo, poiché non-possono-vivere, non-possono-partecipare, ecc.), l’esigenza o obbligo che si impone al politico per vocazione è iniziare a negare la verità, la legittimità e l’efficienza di questo sistema, a partire dalla solidarietà (che supera la semplice fraternità del noi della comunità egemonica al potere) per l’altro umiliato. La scoperta della non-verità (come scriveva Adorno), della non-legittimità, della non-efficienza del sistema di dominazione è il momento dello scetticismo del critico di questo sistema; è il momento dell’ateismo della totalità vigente – direbbe correttamente K. Marx in consonanza con i profeti di Israele che negavano la divinità dei feticci.
La formulazione iniziale di tutti i principi politici critici potrebbe essere la seguente: Dobbiamo criticare, o negare ogni sistema politico, come sostenibile, o le azioni istituzioni i cui effetti negativi sono sofferti da vittime oppresse o escluse!
Non si può essere complici della dominazione politica che è compimento di un esercizio del potere che, invece di essere obbediente e delegato del popolo, si è convertito in dispotico esercizio feticizzato del potere.

I principi normativi politici (che sussumono i principi critico-etici nel campo politico) costituiscono dall’interno il potere politico (come potere del popolo: potentia e come esercizio delegato del potere a partire dalle istituzioni: potestas). Ma come ogni sistema politico non può mai essere perfetto (sarebbe necessario un tempo infinito, intelligenza e volontà illimitate, ecc.), produce inevitabilmente effetti negativi nel miglior caso non-intenzionali; cioè, l’effetto negativo politico è un errore; si possono ignorare gli errori (lo fanno i politici ingiusti, che sono sprofondati nella loro cecità) o li si riconosce e si correggono (come fanno i grandi politici). In tutti i modi, ci sono membri della comunità che soffrono nella loro corporalità vivente (come dolore, umiliazione, insoddisfazione e finanche la morte) questi effetti: sono le vittime delle ingiustizie politiche; possono essere oppressi o esclusi; sono i marginali, le classi sfruttate, i gruppi dominati, i settori che formano parte del popolo. Queste vittime sono vittime perché non possono vivere pienamente (momento materiale); perché sono state escluse dalla partecipazione alle decisioni che soffrono (momento formale di non legittimità), e perché manifestano nella propria sofferenza o rivendicazione insoddisfatta che il sistema non è efficace (almeno riguardo a questi gruppi di vittime).
I principi normativi critici sono in primo luogo negativi, in riferimento a una positività ingiusta. Essendo il sistema vigente (il dato, il positivo per dirla con M. Horkheimer) quello che produce queste vittime (il negativo, poiché non-possono-vivere, non-possono-partecipare, ecc.), l’esigenza o obbligo che si impone al politico per vocazione è iniziare a negare la verità, la legittimità e l’efficienza di questo sistema, a partire dalla solidarietà (che supera la semplice fraternità del noi della comunità egemonica al potere) per l’altro umiliato. La scoperta della non-verità (come scriveva Adorno), della non-legittimità, della non-efficienza del sistema di dominazione è il momento dello scetticismo del critico di questo sistema; è il momento dell’ateismo della totalità vigente – direbbe correttamente K. Marx in consonanza con i profeti di Israele che negavano la divinità dei feticci.
La formulazione iniziale di tutti i principi politici critici potrebbe essere la seguente: Dobbiamo criticare, o negare ogni sistema politico, come sostenibile, o le azioni istituzioni i cui effetti negativi sono sofferti da vittime oppresse o escluse!
Non si può essere complici della dominazione politica che è compimento di un esercizio del potere che, invece di essere obbediente e delegato del popolo, si è convertito in dispotico esercizio feticizzato del potere.
Il principio materiale liberatore, esigenza di affermazione e aumento della vita comunitaria

La politica, essendo la volontà-di-vivere, consensuale e fattibile, deve tentare con tutti i suoi mezzi (in questo consiste la sua normatività come obbligo analogo all’etica) di permettere a tutti i suoi membri che vivano, che vivano bene, che cresca la qualità delle loro vite. Si tratta della sfera materiale (del contenuto della politica). La vita umana, essendo il criterio materiale per eccellenza, è il contenuto ultimo di ogni azione o istituzione politica. La vittima è vittima perché non-può-vivere. Il politico di vocazione è chiamato ad operare a favore della riproduzione e miglioramento della vita di tutti i cittadini. Ma le vittime del sistema imperfetto, inevitabilmente ingiusto in qualche momento, intollerabilmente insostenibile nelle sue crisi terminali (quando l’ingiustizia moltiplica le sofferenze degli sfruttati e degli esclusi), sono quelle che soffrono in maggior grado, con ferite aperte, la malattia del corpo sociale. Esse mostrano il luogo della patologia del sistema, dell’ingiustizia che si deve saper riparare.
L’affermazione della vita della vittima, che non-può-vivere per l’ingiustizia del sistema, è allo stesso tempo ciò che permette di rispettare l’esigenza di fare crescere la vita della comunità (o del nuovo sistema che dovrebbe nascere). Ripeto: la semplice riproduzione della vita del povero esige tali cambi che, allo stesso tempo, lo sviluppo civilizzatore di tutto il sistema produce. Affermazione di vita della vittima è il miglioramento storico di tutta la vita della comunità. Attraverso la soluzione delle insoddisfazioni degli oppressi, gli ultimi, i sistemi storici hanno avuto progresso.
Il principio critico generale, adesso nel suo momento affermativo, dovrebbe enunciarsi grosso modo così: Dobbiamo produrre e riprodurre la vita degli oppressi e degli esclusi, le vittime, scoprendo le cause di questa negatività, e trasformando adeguatamente le istituzioni, ciò che di fatto farebbe crescere la vita di tutta la comunità!
Si è dimenticato spesso che spetta al politico, come rappresentante, l’obbligo responsabile di fare sviluppare la vita di tutti i cittadini, in primo luogo di coloro che sono stati posti fuori di questa possibilità di soddisfare i propri bisogni, a partire dai più fondamentali fino ai superiori.
La politica, nel suo senso più nobile, obbendenziale, è, in primo luogo, questa responsabilità per la vita dei più poveri. Questa esigenza normativa fondamentale costituisce il momento creativo della politica come liberazione. I popoli che hanno saputo darsi questi politici esemplari hanno potuto vincere le difficoltà che la storia gli ha causato! Coloro che hanno avuto politici corrotti, egoisti, dagli orizzonti meschini hanno vissuto momenti amari e finanche sono scomparsi! Il feticismo dei governanti nell’esercizio del potere debilita i popoli e li lascia inermi davanti ai loro nemici.

La politica, essendo la volontà-di-vivere, consensuale e fattibile, deve tentare con tutti i suoi mezzi (in questo consiste la sua normatività come obbligo analogo all’etica) di permettere a tutti i suoi membri che vivano, che vivano bene, che cresca la qualità delle loro vite. Si tratta della sfera materiale (del contenuto della politica). La vita umana, essendo il criterio materiale per eccellenza, è il contenuto ultimo di ogni azione o istituzione politica. La vittima è vittima perché non-può-vivere. Il politico di vocazione è chiamato ad operare a favore della riproduzione e miglioramento della vita di tutti i cittadini. Ma le vittime del sistema imperfetto, inevitabilmente ingiusto in qualche momento, intollerabilmente insostenibile nelle sue crisi terminali (quando l’ingiustizia moltiplica le sofferenze degli sfruttati e degli esclusi), sono quelle che soffrono in maggior grado, con ferite aperte, la malattia del corpo sociale. Esse mostrano il luogo della patologia del sistema, dell’ingiustizia che si deve saper riparare.
L’affermazione della vita della vittima, che non-può-vivere per l’ingiustizia del sistema, è allo stesso tempo ciò che permette di rispettare l’esigenza di fare crescere la vita della comunità (o del nuovo sistema che dovrebbe nascere). Ripeto: la semplice riproduzione della vita del povero esige tali cambi che, allo stesso tempo, lo sviluppo civilizzatore di tutto il sistema produce. Affermazione di vita della vittima è il miglioramento storico di tutta la vita della comunità. Attraverso la soluzione delle insoddisfazioni degli oppressi, gli ultimi, i sistemi storici hanno avuto progresso.
Il principio critico generale, adesso nel suo momento affermativo, dovrebbe enunciarsi grosso modo così: Dobbiamo produrre e riprodurre la vita degli oppressi e degli esclusi, le vittime, scoprendo le cause di questa negatività, e trasformando adeguatamente le istituzioni, ciò che di fatto farebbe crescere la vita di tutta la comunità!
Si è dimenticato spesso che spetta al politico, come rappresentante, l’obbligo responsabile di fare sviluppare la vita di tutti i cittadini, in primo luogo di coloro che sono stati posti fuori di questa possibilità di soddisfare i propri bisogni, a partire dai più fondamentali fino ai superiori.
La politica, nel suo senso più nobile, obbendenziale, è, in primo luogo, questa responsabilità per la vita dei più poveri. Questa esigenza normativa fondamentale costituisce il momento creativo della politica come liberazione. I popoli che hanno saputo darsi questi politici esemplari hanno potuto vincere le difficoltà che la storia gli ha causato! Coloro che hanno avuto politici corrotti, egoisti, dagli orizzonti meschini hanno vissuto momenti amari e finanche sono scomparsi! Il feticismo dei governanti nell’esercizio del potere debilita i popoli e li lascia inermi davanti ai loro nemici.
Le dimensioni ecologica, economica e culturale del principio critico materiale della politica

Il campo politico attraversa i campi materiali per eccellenza: l’ecologico, l’economico e il culturale; questi campi, almeno, determinano la sfera materiale della politica. In ciascuno di questi campi il principio materiale critico politico dispiega esigenze particolari, tutte intorno alla vita dei cittadini, ma in diverse dimensioni di questa sfera.
Nella sottosfera ecologica della politica la vita umana si trova direttamente in pericolo di definitiva estinzione. Il mai previsto è oggi possibile: a partire dalla bomba atomica e al costante aumento di contaminazione del pianeta Terra, la sparizione della vita è un’imminente possibilità. A partire da questo limite assoluto, la contaminazione taglia vite, produce mancanza di qualità sufficiente di salute nella popolazione, e in generale degrada le condizioni della corporalità vivente dei cittadini. Il principio materiale politico si impone come un obbligo che mai prima ebbero i politici di altri tempi, quando si immaginavano che la Terra aveva risorse infinite nell’aria, acqua, beni non-rinnovabili. La Terra si è rimpicciolita; è finita; si esauriscono le sue risorse. L’essere umano è responsabile della morte della vita nel nostro piccolo pianeta – che inizia a produrre claustrofobia. Il principio ecologico politico critico potrebbe essere enunciato così: Dobbiamo in tutti i modi agire in maniera tale che la vita sul pianeta Terra possa essere una vita perpetua! Questo è, inoltre, un postulato. I beni non-rinnovabili sono sacri, insostituibili, immensamente scarsi. È necessario risparmiarli all’estremo per le generazioni future. È, forse, l’esigenza normativa numero uno della nuova politica.
Nella sottosfera economica della politica, il sistema capitalista si è trasformato nel pericolo supremo, tanto ecologicamente come socialmente. Il sistema, con il criterio dell’aumento del tasso di profitto (come criterio razionale) sceglie una tecnologia distruttiva della vita sulla Terra, e produce come effetto, a causa della tendenza a ridurre i salari al minimo, un’immensa povertà, disoccupazione, miseria. Il principio economico politico critico normativo dovrebbe indicare grosso modo questo: Dobbiamo immaginare nuove istituzioni e sistemi economici che permettano la riproduzione e il miglioramento della vita umana e non del capitale! Queste alternative dovranno crearsi a tutti i livelli istituzionali e con l’aiuto di tutto il popolo. Si devono fissare gli occhi sulle nuove esperienze popolari di economia sociale alternativa.
Nella sottosfera culturale della politica, si deve superare l’eurocentrismo della modernità colonialista, con l’affermazione della multiculturalità dentro la popolazione di un sistema politico nazionale. Il principio potrebbe enunciarsi così: Dobbiamo appoggiare l’identità culturale di tutte le comunità incluse dentro il sistema politico, e difendere la differenza culturale quando si tenti di omogeneizzare le culture e le lingue della popolazione a partire dalla dominazione di una di esse (la creola o meticcia moderna europea) con l’esclusione delle altre! Dobbiamo effettuare una Rivoluzione culturale! – è il principio che ci propone Evo Morales dalla Bolivia.

Il campo politico attraversa i campi materiali per eccellenza: l’ecologico, l’economico e il culturale; questi campi, almeno, determinano la sfera materiale della politica. In ciascuno di questi campi il principio materiale critico politico dispiega esigenze particolari, tutte intorno alla vita dei cittadini, ma in diverse dimensioni di questa sfera.
Nella sottosfera ecologica della politica la vita umana si trova direttamente in pericolo di definitiva estinzione. Il mai previsto è oggi possibile: a partire dalla bomba atomica e al costante aumento di contaminazione del pianeta Terra, la sparizione della vita è un’imminente possibilità. A partire da questo limite assoluto, la contaminazione taglia vite, produce mancanza di qualità sufficiente di salute nella popolazione, e in generale degrada le condizioni della corporalità vivente dei cittadini. Il principio materiale politico si impone come un obbligo che mai prima ebbero i politici di altri tempi, quando si immaginavano che la Terra aveva risorse infinite nell’aria, acqua, beni non-rinnovabili. La Terra si è rimpicciolita; è finita; si esauriscono le sue risorse. L’essere umano è responsabile della morte della vita nel nostro piccolo pianeta – che inizia a produrre claustrofobia. Il principio ecologico politico critico potrebbe essere enunciato così: Dobbiamo in tutti i modi agire in maniera tale che la vita sul pianeta Terra possa essere una vita perpetua! Questo è, inoltre, un postulato. I beni non-rinnovabili sono sacri, insostituibili, immensamente scarsi. È necessario risparmiarli all’estremo per le generazioni future. È, forse, l’esigenza normativa numero uno della nuova politica.
Nella sottosfera economica della politica, il sistema capitalista si è trasformato nel pericolo supremo, tanto ecologicamente come socialmente. Il sistema, con il criterio dell’aumento del tasso di profitto (come criterio razionale) sceglie una tecnologia distruttiva della vita sulla Terra, e produce come effetto, a causa della tendenza a ridurre i salari al minimo, un’immensa povertà, disoccupazione, miseria. Il principio economico politico critico normativo dovrebbe indicare grosso modo questo: Dobbiamo immaginare nuove istituzioni e sistemi economici che permettano la riproduzione e il miglioramento della vita umana e non del capitale! Queste alternative dovranno crearsi a tutti i livelli istituzionali e con l’aiuto di tutto il popolo. Si devono fissare gli occhi sulle nuove esperienze popolari di economia sociale alternativa.
Nella sottosfera culturale della politica, si deve superare l’eurocentrismo della modernità colonialista, con l’affermazione della multiculturalità dentro la popolazione di un sistema politico nazionale. Il principio potrebbe enunciarsi così: Dobbiamo appoggiare l’identità culturale di tutte le comunità incluse dentro il sistema politico, e difendere la differenza culturale quando si tenti di omogeneizzare le culture e le lingue della popolazione a partire dalla dominazione di una di esse (la creola o meticcia moderna europea) con l’esclusione delle altre! Dobbiamo effettuare una Rivoluzione culturale! – è il principio che ci propone Evo Morales dalla Bolivia.
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