La chiamata divina; la rivelazione di Ahura MazdaIl percorso interiore di Zoroastro, segnato da un’inquieta ricerca di senso e da un’acuta osservazione delle contraddizioni del suo tempo, culmina in un evento che la tradizione zoroastriana considera il fulcro della sua missione: la rivelazione divina. Il testo analizzato descrive questo momento con toni evocativi, sottolineando la sensazione di imminenza che precedette l’incontro con l’Assoluto. Anni spesi a interrogare le tradizioni, a sfidare le pratiche religiose percepite come vuote o ingiuste, a meditare sul disordine del mondo, avevano preparato il terreno per una comprensione più profonda, per un segreto che l’universo sembrava sul punto di svelare.

Le fonti tradizionali, in particolare i testi pahlavi posteriori ai Gatha, forniscono dettagli diversi sul luogo e le circostanze precise di questa teofania. Alcune narrazioni la collocano sulle rive del fiume Daitya, durante una cerimonia rituale di purificazione, all’età di trent’anni. Mentre attingeva acqua, Zoroastro avrebbe visto emergere una figura luminosa, identificata come Vohu Manah (il Buon Pensiero), uno degli Amesha Spenta (gli Immortali Benefici, le emanazioni principali di Ahura Mazdā). Sarebbe stato Vohu Manah a guidare l’anima di Zoroastro al cospetto di Ahura Mazdā e degli altri Amesha Spenta, in un’assemblea celeste. Altre versioni suggeriscono un contesto di meditazione solitaria, immerso nella vastità della natura persiana. Indipendentemente dai dettagli specifici, il nucleo del racconto rimane costante: un incontro diretto, trasformante, con il divino.

La descrizione della manifestazione di Ahura Mazdā è significativa. Non viene presentata come una figura antropomorfa, ma come pura luce accecante, energia immensa, una presenza la cui natura trascende le forme sensibili ma viene immediatamente riconosciuta dall’anima (urvan) come l’origine di ogni bene, verità (Asha) e ordine. Questa rappresentazione enfatizza la trascendenza e la natura spirituale del Dio supremo, in contrasto con le rappresentazioni più fisiche delle divinità politeistiche. È un’esperienza mistica che coinvolge l’intera persona di Zoroastro, intelletto e spirito.

La comunicazione avviene non attraverso parole udibili, ma come una voce interiore, un’illuminazione diretta che proviene dal cuore stesso del Cosmo. Il messaggio ricevuto è chiaro e definisce i cardini della teologia zoroastriana. Il mondo è teatro di una lotta fondamentale tra due principi opposti: da un lato Ahura Mazdā, il Signore Saggio, principio di luce, verità, creazione e vita; dall’altro una forza antagonista, identificata come Angra Mainyu (lo Spirito Distruttore, Ahriman nella tradizione successiva), principio di tenebra, menzogna (Druj), distruzione e morte. Questo dualismo non è (almeno nei Gatha) un dualismo ontologico assoluto tra due dèi coeterni, ma piuttosto un dualismo etico e cosmico tra due spiriti o mentalità primordiali, uno benefico (Spenta Mainyu, spesso associato strettamente ad Ahura Mazdā) e uno malefico.

In questo conflitto cosmico, l’umanità non è una spettatrice passiva. È chiamata a scegliere attivamente da che parte stare. La missione affidata a Zoroastro è proprio questa: essere il messaggero, colui che rivela questa verità fondamentale e guida gli esseri umani verso la scelta consapevole di Asha attraverso pensieri retti (Humata), parole vere (Hukhta) e azioni giuste (Hvarshta). La rivelazione non offre una salvezza automatica, ma sottolinea la responsabilità individuale. Ahura Mazdā non impone la sua volontà, ma illumina la via, avvertendo delle difficoltà, della resistenza da parte delle forze della menzogna e delle prove che metteranno alla prova la fede dei giusti (ashavan). La visione, tuttavia, non è solo di lotta, ma anche di speranza: la promessa di un rinnovamento finale del mondo (Frashokereti), quando la Druj sarà sconfitta e il regno di Ahura Mazdā trionferà definitivamente.

La reazione di Zoroastro è un misto di umiltà e consapevolezza della gravità del compito. La domanda Perché io? non nasce da un rifiuto, ma dal riconoscimento dell’enormità della missione. La risposta divina – Perché hai il coraggio di vedere oltre… perché non cerchi il potere, ma la verità – sottolinea le qualità morali e intellettuali che lo rendono idoneo: la sua onestà intellettuale, il suo disinteresse per il potere mondano, la sua profonda aspirazione alla verità. Egli è la scintilla destinata ad accendere un fuoco purificatore.

L’esperienza lascia Zoroastro trasformato. La confusione e l’inquietudine lasciano il posto a una certezza interiore, a una comprensione chiara del disegno divino e del proprio ruolo. La sua missione non è iconoclasta nel senso di distruggere ogni cosa del passato, ma riformatrice: purificare le credenze esistenti, riportarle a una dimensione etica autentica, eliminando le pratiche (come i sacrifici cruenti) ritenute contrarie alla volontà di un Dio buono e giusto. La visione lo riempie di una determinazione incrollabile, preparandolo ad affrontare l’inevitabile opposizione. La lotta cosmica tra Asha e Druj si riflette nella lotta interiore di ogni individuo e nella battaglia che Zoroastro dovrà intraprendere per diffondere il suo messaggio in una società resistente al cambiamento.

Crediti
 Autori Vari
  L'eredità di Zoroastro supera la sua esigua comunità. Idee su bene/male, libero arbitrio e giudizio influenzarono Giudaismo, Cristianesimo, Islam e filosofia (Nietzsche). Simbolo identitario in Iran e rilevante per l'ecologia, affronta sfide demografiche ma la sua etica luminosa perdura nel mondo moderno.
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