La visione del mondo delineata da Zoroastro, come emerge dal testo in analisi, rappresenta una delle costruzioni teologiche ed etiche più potenti e influenti dell’antichità. Superando le concezioni politeistiche precedenti, incentrate su divinità spesso amorali o legate a specifici fenomeni naturali, Zoroastro propone una lettura dell’esistenza come un grandioso dramma cosmico, un campo di battaglia costante tra due principi radicalmente opposti: la luce e le tenebre, la verità e la menzogna, l’ordine e il caos. Questa non è una mera speculazione filosofica, ma una realtà vissuta che permea ogni aspetto della creazione e interpella direttamente la coscienza umana.
Al vertice di questa visione si pone Ahura Mazdā, il Signore Saggio. Egli è l’unico Dio increato, l’origine prima di tutto ciò che è buono, giusto e vero. È il Creatore dell’universo materiale e spirituale, un universo concepito secondo il principio di Asha – termine complesso che racchiude i concetti di Verità, Ordine cosmico, Giustizia, Rettitudine. La creazione di Ahura Mazdā è intrinsecamente buona, un riflesso della sua stessa natura luminosa e sapiente. Le stelle, i fiumi, la terra fertile, la vita stessa sono manifestazioni della sua volontà benefica e ordinatrice. Egli è assistito dagli Amesha Spenta (gli Immortali Benefici) e dagli Yazata (i Venerabili), entità che rappresentano aspetti della sua perfezione e agiscono come suoi agenti nel mondo.
Tuttavia, la creazione perfetta di Ahura Mazdā è fin dall’inizio minacciata da una forza antagonista: Angra Mainyu (noto anche come Ahriman nella tradizione pahlavi successiva), lo Spirito Distruttore o Maligno. È importante sottolineare che, almeno nella concezione originaria dei Gatha, Angra Mainyu non è un anti-dio coeterno e pari ad Ahura Mazdā. Ahura Mazdā è l’unico Creatore supremo. Angra Mainyu rappresenta piuttosto una scelta primordiale negativa, uno spirito che sceglie attivamente la Druj (Menzogna, Caos, Non-vita) e si oppone per sua stessa natura ad Asha e alla creazione benefica. La sua attività è distruttiva, volta a corrompere, inquinare e portare sofferenza e morte nel mondo ordinato da Ahura Mazdā. Introduce la malattia, la sterilità, la violenza, l’ingiustizia – tutto ciò che nega la vita e la verità.
Il cuore della dottrina zoroastriana risiede nel ruolo assegnato all’umanità all’interno di questo conflitto cosmico. A differenza delle visioni religiose che considerano l’uomo un mero servo degli dèi o una pedina del fato, Zoroastro pone l’essere umano al centro della lotta. Ahura Mazdā ha concesso all’umanità il dono supremo e al contempo terribile del libero arbitrio ( اختیار, ikhtiyār nelle concezioni successive), la capacità intrinseca di discernere e scegliere tra Asha e Druj. Ogni individuo, attraverso la propria coscienza (daēnā), è chiamato a prendere posizione. Non si tratta di una scelta astratta, ma di una decisione che si concretizza in ogni momento della vita attraverso la celebre triade etica: Humata (Buoni Pensieri), Hukhta (Buone Parole) e Hvarshta (Buone Azioni). Agire secondo Asha significa coltivare pensieri puri, pronunciare parole veritiere e compiere azioni giuste e benefiche, contribuendo così attivamente al progresso della creazione verso la sua perfezione finale. Al contrario, cedere alla menzogna, all’avidità, all’invidia, alla violenza significa schierarsi con Angra Mainyu, alimentare le forze della Druj e ritardare il compimento del piano divino.
Questa enfasi sulla responsabilità individuale era rivoluzionaria. Imponeva un’etica attiva e consapevole, molto diversa dall’obbedienza passiva o dal ritualismo meccanico che forse caratterizzavano le religioni precedenti. La vera religione, per Zoroastro, non era primariamente una questione di cerimonie (sebbene i rituali, come quello del fuoco, avranno un ruolo importante nello Zoroastrismo successivo come simboli di purezza e della presenza divina), ma uno stile di vita, un impegno costante nella lotta interiore ed esteriore contro le manifestazioni del male.
Il dualismo zoroastriano non è però pessimistico. Come sottolinea il testo, non si tratta di una lotta eterna e irrisolvibile. Ahura Mazdā, in quanto Creatore supremo e fonte di ogni bene, è intrinsecamente superiore ad Angra Mainyu. La vittoria finale di Asha sulla Druj è garantita nell’escatologia zoroastriana (il Frashokereti, la Trasfigurazione o rinnovamento finale del mondo). Tuttavia, i tempi e i modi di questa vittoria dipendono anche dalle scelte collettive dell’umanità. Ogni atto buono avvicina quel momento finale di purificazione universale e restaurazione dell’ordine perfetto.
La questione dell’esistenza del male (il problema della teodicea), sollevata nel testo, trova una risposta coerente all’interno del sistema zoroastriano: il male non è una creazione di Ahura Mazdā, ma una conseguenza della libertà. Permettendo la libera scelta, anche quella negativa di Angra Mainyu e degli esseri umani che scelgono la Druj, Ahura Mazdā ha reso possibile una scelta per il bene che fosse autentica e meritoria, non meccanica. La sofferenza è il prezzo di questa libertà, ma anche la condizione per una vittoria finale più significativa.
L’influenza di questa potente visione – un Dio buono e giusto, un avversario maligno, la centralità della lotta etica, la responsabilità individuale, il giudizio post-mortem e la resurrezione finale – sul successivo sviluppo delle religioni abramitiche (Giudaismo, Cristianesimo, Islam) è stata oggetto di ampio dibattito tra gli studiosi, ma appare innegabile. Pur nella difficoltà di stabilire connessioni dirette, molti temi chiave sembrano trovare un precedente significativo nel pensiero zoroastriano. Tuttavia, per assicurare la sopravvivenza e la diffusione di queste idee rivoluzionarie, Zoroastro aveva bisogno di superare l’ostilità iniziale e trovare un sostegno politico, un ruolo che la tradizione assegna al re Vishtaspa.
L'eredità di Zoroastro supera la sua esigua comunità. Idee su bene/male, libero arbitrio e giudizio influenzarono Giudaismo, Cristianesimo, Islam e filosofia (Nietzsche). Simbolo identitario in Iran e rilevante per l'ecologia, affronta sfide demografiche ma la sua etica luminosa perdura nel mondo moderno.
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