Davanti a una platea trepidante, il duello conclusivo della lunga e sanguinosa guerra di Kurukshetra cominciò.
Furono subito evidenti gli stili guerrieri che li caratterizzavano: i due si presentavano molto diversi l’uno dall’altro: Bhima ovviamente più possente, Duryodhana più abile e regale. Ambedue avevano avuto Balarama come maestro e studiato intensamente lo stesso numero di mesi, in teoria avevano le stesse possibilità di vittoria.
I colpi che scagliavano erano di un vigore impressionante, così come incredibili erano l’agilità e la destrezza con cui l’uno o l’altro paravano o schivavano le mosse dell’altro. Talvolta era Bhima a cadere in terra sotto i robusti colpi dell’avversario, altre volte Duryodhana, sanguinante e lacero, veniva a trovarsi in difficoltà. Ma la cosa che apparve subito chiara fu che in definitiva Duryodhana non era la vittima predestinata che avrebbe dovuto soccombere in un nulla, schiacciata dalla forza devastante del Pandava. Anche Bhima se ne stupì: non lo credeva così abile. Era sempre stato certo che qualora si fosse trovato a combattere contro Duryodhana, lo avrebbe sconfitto con irrisoria facilità. Evidentemente si era sbagliato.
Secondo te chi fra i due è il migliore? chiese Arjuna a Krishna.
Da ciò che si è visto finora Duryodhana è senz’altro più abile, rispose questi con una vena di rimprovero. Questo duello non avrebbe mai dovuto avvenire. È stato solo l’ennesimo gioco d’azzardo che tanto piace a tuo fratello.
Arjuna era preoccupato.
Allora cosa possiamo fare per aiutare Bhima? Non sarebbe giusto perdere tutto ora che abbiamo vinto una guerra devastante, e che tanti bravi soldati sono morti proprio per portarci al trionfo.
Krishna sorrise e ammiccò.
Non c’è nulla che possiamo fare. Bhima deve solo ricordare il suo giuramento e comportarsi come di dovere.
Arjuna fece un cenno con la testa per mostrare che aveva capito, e a sua volta sorrise.
Krishna aveva dato la soluzione.
Il duello si protrasse per ore.
I due si sentivano esausti; erano diciotto giorni che combattevano, ed entrambi avevano subito serie ferite. Il sangue scendeva copiosamente da molte parti dei loro corpi. Ad un tratto il Pandava sentì dentro di sé che l’ultima ora di Duryodhana era arrivata, e guardò in direzione di Arjuna. Questi si diede uno schiaffo sul fianco.
Bhima capì il messaggio.
Fece la finta di voler scagliare un colpo contro il petto dell’avversario, che saltò in alto per evitarlo, ma con una rapidissima inversione di movimenti il figlio di Vayu lo colpì al fianco, in una zona del corpo solitamente proibita dalle regole dei duelli singoli.
La mazza si abbatté contro il corpo di Duryodhana provocando il fragore di un tuono: con i fianchi spezzati, cadde nella polvere, ferito mortalmente. Dalla folla si alzò un forte brusio; era stato un atto sleale.
Nessuno festeggiò quella vittoria. Ma Bhima non sembrava particolarmente preoccupato, né si rammaricava della maniera in cui l’aveva conseguita. Saltando dalla gioia, gridava ce l’ho fatta, ce l’ho fatta!
Maledetto della nostra razza, gridò poi, ricordi quando mostrasti la coscia a Draupadi, invitandola a venire con te? Allora io giurai che te l’avrei rotta con la mia mazza. Ora l’ho fatto. E ricordi che mentre io e i miei fratelli lasciavamo Hastinapura per andare in esilio voi, prendendovi gioco di me, sghignazzavate e mi chiamavate ‘mucca, mucca’? Quella volta io pronunziai il voto che quando ti avessi sconfitto in duello e ti avessi avuto alla mia mercè, avrei messo il mio piede sulla tua testa. È l’ultimo giuramento che mi manca da assolvere, e ora lo farò.
E prima che Yudhisthira riuscisse in qualche modo a impedirglielo, Bhima spinse il possente piede sul capo del ferito, e glielo sprofondò nella polvere.
Intanto che Bhima veniva trascinato a forza da Arjuna e Satyaki, Yudhisthira si chinò sul moribondo.
Duryodhana, perdona mio fratello per ciò che ha fatto. Tu sei un Bharata, e devi comunque essere rispettato. Purtroppo a volte Bhima non riesce a controllare la sua furia.
No, non ce l’ho per questo, rispose il Kurava in un rantolo di dolore, in fin dei conti io muoio e vado a Svarga, mentre lui dovrà vivere ancora ed essere ricordato come una persona che ha vinto un duello in modo sleale.
E in quel luogo, a Samanta-panchaka, mentre Bhima per nulla placato ancora scalciava per scagliarsi contro l’odiato nemico, e Duryodhana a terra sanguinava moribondo, e Yudhisthira chino chiedeva perdono, e tutti rimproveravano il figlio di Vayu per quell’atto, si avvertiva una pesante atmosfera di tragedia.
D’un tratto dal gruppo dei guerrieri presenti, Balarama emerse con furia, brandendo minacciosamente la sua arma preferita. Intenzionato a fare giustizia sommaria, si precipitò contro il reo digrignando i denti.
Tu hai trionfato in questo duello nella maniera più empia e crudele che si possa immaginare, e in più hai umiliato un mio discepolo ponendogli il piede sulla testa in un momento in cui non poteva più difendersi. Il sangue di Duryodhana chiama il tuo e ora io ti ucciderò.
Ma Krishna riuscì a fermarlo e gli parlò, ricordandogli tutti i torti commessi da Duryodhana.
Bhima ha agito così perché aveva dei voti da assolvere. Uno kshatriya che tralasci di adempiere ai propri doveri, non potrà mai arrivare ai pianeti celesti. Per questa ragione io non sono stato contrario al suo comportamento. Egli va perdonato, in quanto troppo gravi sono state le angherie che i fratelli Pandava hanno dovuto subire a causa di Duryodhana.
A quelle parole Balarama desistette dal proposito di combattere e si avvicinò a Duryodhana.
Muori dignitosamente, o re. A differenza di Bhima, tu sarai ricordato come un buon combattente, mentre il suo ricordo sarà sempre contraddistinto dalla macchia della slealtà.
E senza salutare i Pandava, Balarama montò sul carro e partì in direzione di Dvaraka.
Bhima era sconvolto dalle parole del suo maestro, e non riusciva a darsi pace.
Non preoccuparti, lo consolò Krishna. Conosco bene mio fratello, e so che col tempo si placherà. Non angustiarti, goditi questa sfolgorante vittoria.
Così, tranquillizzato dalle parole di Krishna, Bhima si avvicinò al fratello Yudhisthira a mani giunte.
Sconfiggendo il malvagio Duryodhana che presto morirà, ho riconquistato il regno. Da oggi sei ancora l’imperatore del mondo, e potrai governare senza preoccupazioni, in quanto i tuoi nemici sono tutti morti. Con un re come te, nessuno conoscerà più la sofferenza, la fame e la degradazione di discendere in specie inferiori di vita. E per quanto riguarda qualsiasi errore io possa avere commesso, sappi che l’ho fatto ritenendo di essere nel giusto. Ti prego quindi di perdonarmi e di accordarmi le tue benedizioni.
A quelle parole Yudhistira abbracciò con grande trasporto e gioia il glorioso fratello, e a quel gesto tutti lanciarono alte grida, festeggiando così la grande impresa di Bhima.
Lasciato solo Duryodhana oramai morente, i Pandava e i loro alleati andarono via.
- Bhishma nominato comandante
Duryodhana arriva a Kurukshetra dove il suo esercito è già accampato. Affida il comando di diverse unità ai suoi alleati e amici. Durante una riunione, sceglie Bhishma come comandante supremo dell'intero esercito, ma pone alcune condizioni.
Ancora nessun commento