Spesso, per ritornare alla mia casa
prendo un’oscura via di città vecchia.
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
qualche fanale, e affollata è la strada.
Qui tra la gente che viene e che va
dall’osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci e uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo, passando, l’infinito
nell’umiltà.
Qui prostituta e marinaio, il vecchio
che bestemmia, la femmina che bega,
il dragone che siede alla bottega
del friggitore, la tumultuante giovane impazzita
d’amore, sono tutte creature della vita
e del dolore; s’agita in esse, come in me, il Signore.
Qui degli umili sento in compagnia il mio pensiero farsi
più puro dove più turpe è la via.
La gente che viene e che va
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