E ancor prima che le ostilità ricominciassero, i samsaptaka andarono verso il campo nemico, e chiamarono Arjuna a voce alta, lanciandogli la solenne sfida. Poi andarono a prendere posizione a sud.
Quella novità impensierì molto Arjuna. Non era difficile intuire che quella mossa faceva parte di un piano per arrivare alla cattura di Yudhisthira, ma d’altra parte non poteva che accettare. Così andò dal fratello maggiore.
I Trigarta mi hanno chiamato. Io non posso lasciar correre una sfida come questa, gli disse. Quindi per il momento non potrò difenderti dagli attacchi di Drona, ma il forte fratello di Drupada, il nostro caro amico Satyajit, che è forte e coraggioso come un leone, sarà sempre al tuo fianco e ti sosterrà nei momenti cruciali. Ma se l’acarya dovesse riuscire ad ucciderlo, devi giurarmi che fuggirai, che non lascerai che ti prenda prigioniero.
Rassicurato dal fratello, Arjuna andò in direzione del fronte dove i Trigarta lo aspettavano. Quando videro che accettava quella sfida suicida, tutti si sentirono certi che la guerra sarebbe finita quel giorno stesso; chi avrebbe potuto fermare Drona nel suo attacco a Yudhisthira? E tutti sperarono in una sua azione veloce in modo da potersi salvare la vita.
Nonostante i samsaptaka avessero un’armata numerosa e soprattutto composta da prodi combattenti, Arjuna non volle essere accompagnato dalle sue truppe; preferì andare da solo.
Il feroce combattimento ebbe inizio.
Per i Trigarta si mise subito male; Arjuna aveva fretta di tornare dal fratello e per quella ragione era particolarmente aggressivo. Due dei fratelli di Susharma, Subahu e Sudhanva caddero nel primo mattino, insieme a molti dei loro soldati. Arjuna combatteva con crudele sapienza: cosa questa che mandò in completa agitazione i guerrieri i quali, ritenendo oramai inutile il loro sacrificio, cominciarono a fuggire disordinatamente. Ma il coraggioso Susharma li rinfrancò e li guidò in ulteriori attacchi.
Quando li aveva visti fuggire, Arjuna aveva sperato che la lotta fosse già terminata. Ma vedendoli tornare, al pensiero che in quel momento il fratello poteva correre grossi pericoli e che lui era impedito dal correre ad aiutarlo, sentì una vampata di furore salirgli fino al viso. Li attaccò con violenza, scagliando un’arma divina che fece perdere ai Trigarta il senso dell’orientamento al punto che avevano l’impressione che Krishna e Arjuna fossero ovunque. Scambiando così i loro commilitoni per i loro avversari, presero a combattersi fra di loro, e il massacro che ne scaturì fu immane. Non ancora soddisfatto, lanciò anche la vayavya-astra, che creò un terribile tornado, e non solo spaventò ma decimò ulteriormente i malcapitati Trigarta, che di nuovo si ritirarono disordinatamente.
Allora Arjuna poté correre dal fratello.
Ma cos’era successo nel frattempo?
Drona, che sapeva che Arjuna avrebbe messo fine velocemente al suo impegno con i samsaptaka, si sforzò al massimo per arrivare a tiro di Yudhisthira al più presto, attaccando l’armata nemica con decisione.
Vedendolo avvicinarsi, Drishtadyumna gli si parò innanzi, ma uno dei fratelli di Duryodhana, Durmukha, lo sfidò e lo condusse via dalla scena. Fu un bel duello: il Kurava era un valido guerriero, e il suo scopo fu raggiunto.
Drona si era intanto avvicinato al Pandava e Satyajit lottò valorosamente fino alla fine, quando insieme a Vrika, un altro dei fratelli di Drupada, cadde ucciso sul terreno. Quando combatteva con decisione, l’acarya era veramente terribile.
Nel vedere i due prodi guerrieri morti, attorno a Yudhisthira accorsero numerosissimi eroi che mai avevano conosciuto la sconfitta, eppure fu tutto vano: Drona quel giorno sembrava il distruttore in persona e seminava devastazione ovunque passasse. A quel punto, Yudhisthira si salvò fuggendo su uno dei cavalli del suo carro. Così, anche se non era riuscito a catturare Yudhisthira, il suo attacco veemente era servito a scoraggiare i soldati dei Pandava, che fuggivano appena si trovavano nelle vicinanze dell’anziano maestro.
Dal canto suo Duryodhana, avendo visto Drona combattere in quel modo, si sentiva risollevato: un gran sorriso gli illuminava il volto mentre diceva a Karna.
Guarda come si batte il nostro maestro. Sono sicuro che oggi stesso i Pandava abbandoneranno ogni speranza di vittoria e si arrenderanno.
Non credo che basti questo per smorzare il loro coraggio, ribatté l’amico. I Pandava hanno ben altre risorse.
Duryodhana fu sorpreso e sconcertato per le parole dell’amico, il quale non aveva mai dato peso al valore dei cugini; tuttavia, in cuor suo, dovette convenire che quelle parole erano vere. Insieme ad alcuni dei suoi fratelli e a Karna si unì a Drona e l’effetto del loro arrivo fu devastante.
Ma su un altro fronte Nakula e Sahadeva stavano letteralmente bruciando l’esercito Kurava, mentre Bhima compiva la sua solita opera di sterminio dell’armata degli elefanti. Ciò inquietò il grande Bhagadatta, che decise di intervenire.
Ancora nessun commento