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Pochi cavalli hanno governato un impero. Meno ancora sono stati considerati come i coniugi di antichi imperatori. Ma tale era il destino di Incitatus. Il suo proprietario, l’imperatore romano Caligola, era il terzo figlio di Agrippina Maggiore e Germanico, generale molto amato dal popolo romano. Si pensava che Caligola avrebbe proseguito la politica del padre, Germanico, ma non fu così. Il breve impero di Caligola fu caratterizzato da ripetuti massacri degli oppositori, e da atti che tendevano ad una continua umiliazione della classe senatoria. Caligola si comportava in modi assai strani che lo identificarono come “pazzo” e le fonti antiche videro in lui un esempio di pazzia sanguinaria. Tristemente noto per i suoi estremi psicotici, era coerente in almeno un aspetto, la totale devozione al suo cavallo. Il nome originale dello stallone pare fosse Porcellus ma, Caligola, decise che il nomignolo Porcellino non fosse adatto e lo rinominò, in onore della sua velocità, Incitatus, di cui spesso si sente raccontare che lo avesse nominato console, ma bisogna fare un po’ di chiarezza, partendo dall’interpretazione delle fonti al riguardo. Cassio Dione dice quanto segue: …invitava Incitatus a pranzo, gli offriva chicchi di orzo dorato e brindava alla sua salute in coppe d’oro; giurava inoltre in nome della salvezza e della sorte di quello ed aveva anche promesso che lo avrebbe designato (apodeixein) console (upaton), cosa che avrebbe sicuramente fatto, se fosse vissuto più a lungo. Tuttavia non lo fece e Caligola non era uomo da fermarsi davanti a nulla. Cassio Dione scrive sotto l’imperatore Severo Alessandro a due secoli di distanza dagli eventi e non fornisce un profilo positivo del giovane figlio di Germanico. Poco importa l’opinione soggettiva dello storico (cosa che avrebbe sicuramente fatto, se fosse vissuto più a lungo). Caligola non nominò console Incitatus. Svetonio dice: …perché Incitatus non fosse disturbato il giorno prima della corsa, soleva obbligare i vicini al silenzio per mezzo dei soldati, oltre ad avergli fatto costruire una scuderia d’avorio e una mangiatoia d’avorio, gli regalò gualdrappe di porpora e finimenti con gemme, una casa e un gruppo di servi; si dice che lo avesse voluto designarlo console. Ma anche Svetonio è molto vago. Dice testualmente: consulatum quoque traditur destinasse. Data la somiglianza dei due passi è verosimile che la notizia derivi sia per Cassio Dione sia per Svetonio da una stessa fonte ostile a Caligola.

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