La prima volta Danilo Dolci annunciò il digiuno con una lettera aperta agli abitanti di Trappeto, il 14 ottobre 1952 Danilo Dolci, Fare presto (e bene) perché si muore, ed. De Silva, Torino, 1954, p. 11.:
«L’inverno scorso ho visto con i miei occhi anche un neonato morire perché affamato, tra centinaia e centinaia di casi dolorosissimi… Possiamo evitare che la morte spadroneggi… C’è un delitto di omissione verso questi nostri fratelli, di cui dobbiamo pentirci e redimerci. C’è da muoversi subito. A estremi mali estremi rimedi. Voglio fare penitenza perché tutti si diventi più buoni. Prima che muoia un altro bambino di fame, intanto, voglio morire io. Da oggi non mangerò più finché non ci saranno arrivati i trenta milioni necessari a provvedere subito il lavoro ai più bisognosi e l’assistenza più urgente agli inabili».
Allora il Dolci era al primo suo atto del genere, e si spiega il tono ultimativo, che egli ha poi trasformato in una prova e invito dì raccoglimento a tutti prima di una manifestazione, nella quale soprattutto egli raccomanda di evitare ogni violenza. Nell’ultimo digiuno per la diga del Bruca a Roccamena, il Dolci ha avuto compagni, e l’atto è diventato collettivo, e la protesta ultimativa si è fatta appello, cosciente di operare una forma di lotta nonviolenta tanto è vero che aderì il Comitato dei Cento della zona Lorenzo Barbera, La diga di Roccamena, ed. Laterza, 1964, pp. 215-67.:
«Sappiamo che per realizzare il bene di tutti bisogna fare sacrifici: se non si ricorre ad essi nessuno fa attenzione a quello che domandiamo. Per questo abbiamo deciso di digiunare. Vogliamo chiedere e ottenere giustizia nei modi più pacifici e più civili, e condannare la violenza e la lupara».
Al digiuno a Roccamena si associò anche Peter Moule, del Comitato inglese dei Cento, dichiarando di partecipare al digiuno per manifestare il sostegno e la solidarietà del Comitato inglese dei Cento, e annunciando che nello stesso tempo in Inghilterra parecchi membri del Comitato dei Cento avrebbero digiunato per dimostrare la loro solidarietà:
«Sono qui, inoltre, per cercare di dimostrare il rapporto tra la questione della pace e della guerra, e i problemi dello sviluppo socio-economico nonviolento. In Inghilterra siamo particolarmente impegnati nell’organizzazione della resistenza nonviolenta alla guerra e ai preparativi di guerra, soprattutto nel campo delle armi nucleari. Qui a Roccamena, l’interesse è soprattutto nello sviluppo socio-economico nonviolento. Noi abbiamo, perciò, uno scopo comune di importanza internazionale: l’eliminazione della violenza dalla società, sia la violenza sociale ed economica, sia la guerra».
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