Il sole stava tramontando quando Krishna, dopo essersi riposato, riferì ai re alleati che nel frattempo erano divenuti ansiosissimi cosa era successo ad Hastinapura.
Ho tentato di farlo ragionare, disse Krishna dopo aver raccontato tutto nei dettagli, ma è stato inutile. Nel cuore fosco di Duryodhana non c’è posto per i pensieri e i sentimenti puri e quindi dobbiamo prepararci: oramai la sola realtà è diventata la guerra.
Lo spirito guerriero di tutti si infiammò al punto che lanciarono acute grida e ruggiti leonini. Dopo tanta attesa, finalmente si andava a combattere. Bhima faceva terrore solo a guardarlo agitare la sua enorme mazza.
Immediatamente cominciarono a discutere sulle strategie da seguire durante gli scontri; uno degli argomenti trattati fu la nomina del comandante in capo di tutta l’armata. Ognuno propose qualcuno che riteneva più adatto per quel compito: Sahadeva propose Virata, Nakula Drupada, Arjuna Drishtadyumna e Bhima Shikhandi. Yudhisthira invece suggerì Krishna nonostante la sua posizione di partecipante disarmato. Alla fine la scelta cadde su Drishtadyumna e il giorno stesso il figlio di Drupada fu nominato comandante in capo dei sette akshauhini a disposizione dei Pandava. Tutti i soldati lo acclamarono con foga.
Il giorno stesso la grande armata dei Pandava partì in direzione di Kurukshetra.
Appena i soldati avvistarono il luogo santo dove il loro antenato Kuru aveva compiuto rigide ascesi, e dove Parashurama aveva riunito fiumi di sangue degli kshatriya massacrati, soffiarono con forza nelle loro conchiglie e lanciarono robuste grida. Si respirava un’atmosfera di grande entusiasmo.
E quando furono giunti al luogo scelto per l’accampamento, le tende furono erette dagli aiutanti con grande velocità e destrezza. Quella sera lo spettacolo dei milioni di fiaccole che illuminavano le onde placide del Gange era impressionante.
Non vi era giunto per caso. Aveva dei motivi. Quello principale era certamente il forte desiderio di rivedere il suo più caro amico, ma si sentiva anche mosso da un'enorme curiosità: sia ad Indra-prastha che durante il tirtha-yatra, infatti, aveva sentito parlare da molti della sorella minore di Krishna, della quale tutti dicevano essere bellissima e di magnifico carattere.
Tutti rimasero impressionati dalla narrazione delle gesta di Arjuna durante il combattimento contro i gandharva. Bhishma, specialmente, non si lasciò sfuggire l'occasione di rimproverare e mettere in guardia il nipote ancora una volta. Ma stavolta Duryodhana, che non desiderava ascoltare discorsi moralistici, finì con l'insultare il figlio di Ganga che uscì dalla sala disgustato.
Dopo aver offerto sommi rispetti ai rishi, i re presero commiato e tornarono ai loro regni. E man mano che partivano i Pandava a loro volta onorarono tutti secondo i rispettivi meriti. Nei giorni che seguirono anche Krishna partì per Dvaraka.
Nonostante si fosse reso conto della situazione, Abhimanyu non era certo tipo che si scoraggiava. 'Io non so come uscire da questo intreccio di armate', disse al suo auriga, 'e perciò siamo prigionieri. Ma una soluzione esiste ancora: distruggere totalmente l'esercito Kurava'.
Al momento culminante del rajasuya, Maharaja Yudhisthira fu incoronato imperatore e tutti lo applaudirono generosamente: nessuno provò astio o invidia. Il maggiore dei Pandava, conosciuto come il più virtuoso tra i re, era rispettato e amato da tutti, e nessuno, a parte ovviamente Duryodhana, si sentiva defraudato da lui.
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